Satira e religione. Il caso Charlie

Periodico, settimanale francese dallo stile pungente e un po’ sfacciato … ormai tutti avrete capito che mi sto riferendo a “Charlie Hebdo”, il giornale satirico del quale tanto si parla in questo periodo. Purtroppo, non per ridere sopra alle simpatiche vignette esposte nelle pagine del periodico, ma per il vile attentato del 7 gennaio 2015.

Tutto questo per “colpa” di alcune vignette che facevano dell’umorismo sul profeta Maometto e  sul leader dello stato islamico Abu Bakr al-Baghdadi.

Già in passato, nel 2011, la sede del giornale venne distrutta da due bombe Molotov sempre a causa di vignette sull’Islam, ma l’attentato avvenuto quest’anno è sicuramente il più grave in Francia dal 1961, quando durante la guerra d’Algeria una bomba era stata fatta esplodere sul treno Strasburgo-Parigi.

Siamo nel 2015 e ancora c’è chi condanna la libertà di stampa e di pensiero, diritti insindacabili per l’uomo e riconosciuti dalla legge francese.

 

Il periodico “Charlie Hebdo” con le sue vignette faceva dell’humor non solo sull’Islam ma su tutti i culti e gli orientamenti politici, aggiungendo qua e là un po’ di irriverenza. Da anni subisce processi e minacce, c’è addirittura chi ha attaccato il giornale definendolo omofobo ed antisemita. Non importa se “Charlie Hebdo” alcune volte è pesante con le sue vignette, come già detto, la libertà di stampa è parte integrante parte della democrazia, se un’immagine ci disturba, basta non recarsi in edicola.

E poi diciamocelo chiaramente, Allah ha veramente bisogno di due esaltati che lo vadano a difendere? Questi due terroristi non dovevano avere una grande stima del loro Dio. Pensavano forse che la sua immensità potesse venire meno per una vignetta e che una volta difeso ricevessero un posto d’onore nel paradiso islamico?

Probabilmente se il loro Dio esiste se ne starà facendo un baffo di queste vignette, così come il profeta Maometto o, comunque, si sarebbe difeso da solo magari attendendo pazientemente i fumettisti nell’aldilà, senza omicidi di mezzo.

Islam significa sottomissione, però, la cosa dovrebbe riguardare solo i credenti, lo stesso principio (di laicità) dovrebbe valere per i precetti della religione cattolica che, talvolta, in Italia si trasformano in leggi per tutti. Invece, troppo spesso, un fatto personale come la fede diventa politica e potere. 

Ma tornando a parlare dell’attentato, immaginate il panico e l’odio nati ora in Francia e in tutto il mondo? Pensate a tutti i musulmani che hanno una famiglia, una casa e un lavoro e che sono persone assolutamente ” a posto “, che non fanno del male a nessuno e che tentano di integrarsi con il resto della popolazione occidentale. Cosa ne sarà ora di loro? Vivranno in un ambiente tentato dalla xenofobia per colpa di una minoranza di esaltati?