Questa accusa non può che ricadere sugli adulti. È una situazione impietosa ma vera: siamo una generazione dimenticata. A dircelo sono centinaia di campanelli d’allarme che vedono nei giovani sempre la stessa categoria presa di mira. Uno degli esempi tipici è sicuramente la pensione: mentre oggi ci si arrovella sull’età giusta per mandare la gente in pensione, le statistiche ci dicono che chi entra nel mondo del lavoro oggi potrebbe timbrare l’ultimo cartellino a 71 anni d’età (e chissà quelli a cui invece mancano ancora anni per finire gli studi!) Questo è forse il caso più tipico dell’egoismo tra una generazione e l’altra. Le pensioni, lo sappiamo, funzionano in modo un po’ strano: i soldi che versiamo oggi in realtà mantengono i pensionati di ieri, e quindi quelle di domani serviranno a tappare i buchi che stiamo creando ora. Aggiungete che una popolazione di 50enni come quella italiana non vede l’ora di votare un partito che accorci la loro strada verso il meritato riposo e il gioco è fatto.