Concorrenza sleale

 

 

Non troppo tempo fa, più o meno a inizio anno, i giornali erano pieni di articoli sulla Libia, e ce ne sono parecchi anche ora. E quando non trattano di quello, parlano dell’Iran, dell’Iraq o della Siria.
Detto ciò, sono in pochi a chiedersi il motivo per il quale abbiano questo “trend di farsi sempre notare”. Da un punto di vista geopolitico, non possiamo negare che tutti i paesi citati abbiano in comune una cosa: detengono i complessi petroliferi più vasti al mondo.
Dallo scorso ottobre questo “monopolio” è stato contestato da un nuovo giocatore: gli USA. Fino a 10 anni fa il cambiamento sarebbe stato alquanto insolito, data la difficoltà di estrazione dei pozzi americani, che difatti li portava a dover importare addirittura un sesto della produzione mondiale petrolifera.
Tuttavia, si è scoperta la possibilità di produrre olio dalle rocce di scisto, molto abbondanti nel continente. Questo nuovo processo è ancora in una fase embrionale, e come tale molto dispendioso, nonostante i miliardi di dollari investiti da vari enti americani.

 

Risultato immagini per piu grandi produttori di petrolio 2000

In ogni caso, anche se riuscissero ad acquisire un’autonomia petrolifera, probabilmente anche eccedendo la domanda interna, non sarebbe comunque economicamente vantaggioso, poiché non riuscirebbero a competere con i prezzi esteri, dove il petrolio si estrae con una facilità imbarazzante.
In secondo luogo, se l’estrazione di petrolio scistoso si dimostrasse insostenibile, i capitali investiti demolirebbero l’intera economia americana, cosa che naturalmente non piacerebbe né agli imprenditori, né tanto meno ai politici.
L’unico modo per garantire un margine di profitto sarebbe quello di aumentare “manualmente” i costi della concorrenza: essendo comunque la più grande potenza economico-militare al mondo, far saltare gli equilibri in aree come il Medio Oriente o il Venezuela è cosa relativamente facile per loro.
Ora, non voglio puntare il dito contro nessuno, né tanto meno creare nuove teorie cospirazioniste, ma voglio solo denotare come ogni singolo paese precedentemente citato sia instabile per un motivo che ha qualcosa a che fare con l’America. E, caso strano, ognuno di questi ha una qualche rilevanza a livello petrolifero.
A sostegno della tesi posso anche citare come in passato l’Italia stessa si sia in pratica “bombardata da sola”, secondo ordini americani, dimostrando quindi che l’Italia non ha una politica estera, come invece cerca di far credere.