Bellezza e Cultura: Il linguaggio dei giovani

 

Il linguaggio dei giovani è una delle molteplici (e neppure la più grave) manifestazioni del progressivo degrado che ha interessato la società negli ultimi 50 anni. Una delle conseguenze si manifesta nello scollamento e contrapposizione non solo tra classi sociali, ma anche tra fasce di età, provocando una sorta di isolamento dell’individuo, che solo e incapace di rapportarsi con gli altri finisce per subire passivamente qualunque influenza.

In tale contesto, con l’avvento di nuove tecnologie, si sono facilmente diffusi mezzi come chat, social media, piattaforme di comunicazione che nate allo scopo di favorire il dialogo e il confronto, si sono trasformate rapidamente in ambienti virtuali privi di regole e controllo, che hanno finito per acuire l’isolamento sociale.

L’utilizzo distorto dei social, che per mancata consapevolezza e ignoranza diffusa non vengono percepiti nella loro vera natura, determinando una sempre maggiore assuefazione di massa, è solo una delle numerose manifestazioni. 

Tali mezzi infatti inibiscono il dialogo interpersonale favorendo l’affermazione del linguaggio “dei social” con abbreviazioni – sintomo di pigrizia o peggio ancora senza apparente necessità- e parole concise, che spesso assumono un significato differente da quello che possiedono, nell’intento di esprimere argomenti complessi, raffinati o delicati con pochi termini. 

Il loro utilizzo contribuisce a sradicare l’abitudine a un dialogo diretto costruttivo e articolato, viene così meno l’utilizzo di un linguaggio consono al tema trattato, rispettoso, equilibrato e comprensibile.

Al riguardo è sufficiente osservare come l’ultima campagna elettorale per le elezioni politiche si sia svolta molto più sui social che nelle piazze per mezzo di brevi proclami volti a screditare gli avversari piuttosto che a illustrare idee e programmi.

I giovani pertanto, illusi, inconsapevoli e privi di esperienza, si rapportano spesso con il linguaggio di tali piattaforme, il solo che davvero conoscono, impoverendo la loro capacità di comunicare in modo costruttivo, in quanto immersi in una dimensione priva di controllo, e facilmente cedono a pulsioni incivili, fino a giungere all’insulto, al linciaggio virtuale, al bullismo.

I social definiscono lo standard della comunicazione nell’attuale società regolata da un sempre minore rapporto personale, provocato da una visione limitata o più spesso distorta della stessa realtà, dall’ assenza di spirito critico e di una cosciente percezione della realtà circostante.

Un’altra caratteristica del nuovo linguaggio è rappresentata dall’incomprensione che questo suscita nell’ascoltatore, non solo a causa dei termini utilizzati, ma anche della velocità di espressione, quando la fretta non dovrebbe appartenere alle giovani generazioni che avrebbero il diritto di utilizzare piacevolmente il tempo per imparare e evolvere positivamente.  

Tale condizione si genera anche a causa di problematiche legate all’istituzione famigliare. La famiglia riveste una funzione fondamentale per la formazione personale. Situazioni sociali estreme di ricchezza e povertà (molto più diffusa di quanto si percepisca) causano condizioni che inducono ad una sostanziale distrazione e assenza morale dei genitori, così affannati dai loro impegni da non riuscire a cogliere il disagio e il bisogno di attenzione dei figli, o così occupati a sopravvivere da perdere, loro malgrado, la percezione della realtà.

In altri casi, in assenza di situazioni estreme o altamente stressanti a livello fisico e mentale, anche gli adulti sono figli della “diseducazione di massa” che, iniziata intorno al termine degli anni ’50, è giunta, abilmente pilotata e adeguata, fino a oggi passando sostanzialmente inosservata.

Quando fisicamente presenti gli adulti sono in realtà distratti, disillusi, svogliati. Tendono così a estremizzare i loro comportamenti e passano senza logica da pretese esemplari a momenti in cui assecondano ogni desiderio venendo meno al loro primario ruolo di equilibrati educatori. 

La famiglia diviene così disattenta e assente, non riesce a condividere e denunciare la gravità delle insidie, soprattutto perché non è in grado di percepirle, e a tramandare l’importanza di valori quali cultura, rispetto, condivisione, onestà intellettuale e del linguaggio stesso.

Pare che la bellezza dei suoni sia stata dimenticata, in un’epoca in cui la poesia è quasi una noia necessaria da subire in nome della sufficienza e il vocabolario personale sempre più povero. 

Sempre meno si coglie l’importanza delle parole quasi a trovarsi nella realtà descritta nelle numerose opere distopiche, presenti in ogni espressione dell’arte e della cultura, che descrivono un mondo governato dall’ignoranza, da controlli onnipresenti, da un progressivo impoverimento del vocabolario e dalla pubblicità spesso veicolo di messaggi improntati all’affermazione personale come unico mezzo e fine dell’esistenza dell’individuo.

In tale contesto degradato pare purtroppo anacronistico, quasi inopportuno e imbarazzante, l’utilizzo di forme di espressione legate all’ Italiano classico, figlio del latino, ricco di sfumature e sottigliezze linguistiche; eppure sarebbe necessario ricordare come i periodi più bui della storia abbiano coinciso con impoverimento del linguaggio, disattenzione per la cultura e disprezzo dell’individuo.

Sarebbe necessaria la riscoperta delle tradizionali forme di espressione come unico mezzo consono, rispettoso e comprensibile per sottrarsi alla pressante influenza di messaggi deteriori, per coltivare la forza e la capacità di elaborare e proporre un libero pensiero e per essere in grado di cogliere e assaporare la bellezza delle parole e della cultura, quindi vivere in una consapevole libertà.

La scuola, dopo la famiglia, possiede il ruolo fondamentale di promuovere e incoraggiare con ogni mezzo la capacità dei giovani a comunicare e confrontarsi con rispetto e sensibilità, ma anch’essa immersa in un contesto che è rapidamente mutato, afflitta da perenne penuria di risorse e carenze organizzative, non è riuscita a svolgere con determinazione il proprio primario compito educativo.

Alla luce di quanto espresso è chiaro come il linguaggio dei giovani sia solo una manifestazione, e non la causa, di una progressiva disgregazione sociale.

Analizzando la situazione da un punto di vista pessimistico, qualcuno potrebbe concludere che al di là di irreprensibili proclami elettorali, nessuno si adopera con onestà e coraggio a promuovere Bellezza e Cultura in quanto è compito molto più semplice governare masse ignoranti, divise, acritiche, apatiche, senza visione comune, piuttosto che una società di persone che condividono e coltivano gli ideali fondanti del Progresso Umano.