Il percorso e la meta

«Bisogna proporre un fine alla propria vita per vivere felici. O gloria letteraria, o fortune, o dignità, una carriera in somma. Io non ho potuto mai concepire che cosa possano godere, come possano viver quegli scioperati e spensierati che (anche maturi o vecchi) passano di godimento in godimento, di trastullo in trastullo, senza aversi mai posto uno scopo a cui mirare abitualmente, senza aver mai detto, fissato, tra se medesimi: a che mi servirà la mia vita? Non ho saputo immaginare che vita sia quella che costoro menano, che morte quella che aspettano. Del resto, tali fini vaglion poco in sé, ma molto vagliono i mezzi, le occupazioni, la speranza, l’immaginarseli come gran beni a forza di assuefazione, di pensare ad essi e di procurarli. L’uomo può ed ha bisogno di fabbricarsi esso stesso de’ beni in tal modo.» – Leopardi, Zibaldone

 

Quante volte ti sei interrogato sullo scopo della tua vita? E quante volte non sei riuscito a trovare una risposta? …

A volte, la ragione ci convince che la nostra esistenza sia futile in questo mondo abitato da 8 miliardi di persone e, soprattutto, in un universo composto da migliaia di miliardi di miliardi di stelle! Bisogna, però non cadere nella trappola e cercare piuttosto, di rendere soddisfatti noi stessi e i nostri cari. 

Per questo durante il corso della vita è fondamentale porsi degli obiettivi da raggiungere, che possano aiutarci a dare uno scopo alla nostra esistenza: essi a prima vista possono anche sembrare irraggiungibili, ma poi, analizzando la situazione, è utile suddividere la meta in tanti piccoli step. In questo maniera, potremo salire una scalino alla volta e nonostante la scalinata sembri, a primo impatto, molto lunga e ripida, riusciremo ad arrivare in cima ad essa, con impegno e sacrificio; ricordando sempre a noi stessi che lo scalino più arduo è comunque sempre il primo. 

 

Purtroppo l’epoca in cui viviamo è priva di valori e la società invece di spronare l’individuo ad agire, lo porta a vivere in una strenua inertia definita da Orazio. 

 

Nel mondo giovanile spesso il successo e la realizzazione personale, vengono confuse con l’apparire, attraverso oggetti di lusso, appariscenti e non necessariamente raffinati; ci si identifica con quello che si possiede e il divertimento spensierato, che ha come fine esclusivo il piacere, è l’unica religione e ragione di vita.

Naturalmente più lo spirito è nutrito dalla cultura, dalla filosofia, dalla poesia, dall’arte in genere, più il singolo aspira ad una realizzazione in campo personale più profonda, cercando di migliorare sé stesso e il proprio ambiente.

Mi colpisce che negli ultimi anni la quota di studenti che consegue la laurea in Italia si è molto ridotta. Inoltre, mentre le scorse generazioni desideravano una propria autonoma attività, ora i giovani puntano ad essere assunti in qualità di dipendenti: anche questo fattore indica chiaramente un ridimensionamento degli obiettivi della mia generazione.

 

In questa società caratterizzata dal circuito produzione-consumo e dal bombardamento pubblicitario, l’individuo è sempre più propenso a spendere subito il proprio guadagno; in tal maniera risulta più difficoltoso riuscire ad accumulare denaro da investire, fattore che è, allo stesso tempo, causa e conseguenza della sempre più frequente rateizzazione riguardo ad acquisti di ogni genere.

 

Questi fattori sono anche incentivati dai social, in cui viene fatto credere al pubblico che la felicità si possa raggiungere con facilità, ma è da notare come su questi canali vengano sempre mostrati i grandi traguardi raggiunti, e raramente è possibile osservare il percorso che ha portato ad esso.

 

Ritengo che lo stesso sacrificio per uno scopo generi un valore; un’esperienza che comunque arricchisce la vita di una persona e può addirittura dare un significato alla sua morte.

Lo stesso Leopardi, con la sua opera e le sue riflessioni, ha dato ispirazione e ancora oggi ispira le nuove generazioni.

Una persona che segue un obiettivo, un sogno spesso diviene un esempio da seguire. Una vita superficiale che esempio costruttivo può essere?

 

Ovviamente in una società materialistica e razionale come la nostra, porsi un obiettivo che rasenta la dimensione del “sogno” può portare a due strade: una positiva e propositiva, che può aiutare nell’auto-miglioramento, mentre l’altra può persino scoraggiare qualsiasi azione, essendo la meta prefissata irrealizzabile. 

 

Nella mia esperienza di vita ho compreso che il talento senza impegno e sacrificio, quasi mai ottiene la meta sperata; al contrario il lavoro, la costanza e soprattutto la sincerità nel modo in cui si affronta un ostacolo, a volte anche per chi parte più svantaggiato, può tradursi in una vittoria, portando alla  realizzazione personale, e quindi alla felicità.

 

Una persona risolta è sinonimo di felicità perché non dipende più da fattori esterni e mutevoli, ma ha trovato la propria via. Per questo ritengo che le riflessioni che suscita questo passo dello Zibaldone di Leopardi, siano assolutamente attuali e colgono con precisione la vera essenza di una vita pienamente vissuta.