“LA COSA”. A PROPOSITO DI REGISTRO ELETTRONICO

Con l’avanzare delle nuove tecnologie anche la scuola ha dovuto adattarsi, colonizzando le aule con strumenti informatici che DOVREBBERO aiutare studenti e professori, ma in realtà, in alcuni casi, non fanno altro che ostacolare il regolare svolgimento delle lezioni.

Iniziando con il semplice computer, che fu una grande e utile innovazione per le scuole, si è rapidamente arrivati al registro elettronico: mal funzionante, poco utile e amichevolmente definito dai docenti “mente diabolica” o ”la cosa”.

 

Per non parlare di come, per un ragazzo dotato di una discreta dimestichezza con il computer, sia facile “truccare” i voti, entrando nel profilo del professore. Così, molti “4” o “5” si trasformano improvvisamente in un “6” politico, o addirittura in qualcosa di più, facendo lievitare la media di tutti quei ragazzi che non possono vantarsi di essere certo degli “studenti modello”.

Indichiamo successivamente le bravate più diffuse fra i giovani hacker delle scuole italiane:

Alcuni studenti di un istituto rodigino, ormai rassegnati ad essere bocciati o rimandati, hanno pensato di “darsi un aiutino” e, approfittando di un momento di distrazione dell’insegnante, sono riusciti a recuperare la password del registro di classe elettronico, per dare un’aggiustata alle valutazioni relative alle verifiche ed interrogazioni dell’ultimo quadrimestre. (Il resto del carlino, 16 maggio 2014).

Due ragazzi hanno violato le barriere informatiche per entrare nel registro digitale, manomettendo sia i dati riguardanti le presenze in classe, sia i voti di profitto. E’ accaduto in una classe dell’Istituto Tassoni di Modena.  In realtà non si tratta di episodi isolati: i piccoli hacker sono tanti  e hanno agito in molte scuole, ma alla ribalta delle cronache arriva solo la punta dell’iceberg! ( La Stampa, 19/12/2013).

Ecco cosa accade al Liceo Scientifico Orazio Grassi, in una normale giornata di scuola: ad ogni cambio dell’ora gli insegnanti devono “pazientemente” sopportare la lentezza della  “macchina diabolica”, inserire due password ed entrare finalmente nel registro elettronico, compilare in aggiunta il registro cartaceo e il registro personale (per conservare una traccia fisica dei voti e del loro lavoro in classe… con tutti questi hacker!), al termine dell’ora devono uscire dal programma in modo che il collega successivo possa divertirsi a rifare il giro dell’oca; se poi hanno la fortuna di capitare alla prima, gli tocca compilare anche la scheda con le assenze per lo staff, e giustificare gli studenti assenti il giorno prima, indicando per ciascuno, sul registro elettronico, la motivazione dell’assenza. Nel tempo rimasto riescono perfino a fare lezione e a prestarci attenzione “senza alterare il loro l’umore”. Il tutto a vantaggio di noi studenti. 

Possiamo, a questo punto, ricavare le nostre conclusioni: a detta dello Stato il registro elettronico porterà presto efficienza e progresso nelle scuole e velocizzerà il lavoro dei docenti, facilitando anche il rapporto scuola-genitori; ma da quello che abbiamo visto e raccogliendo il parere di studenti e insegnanti, possiamo affermare che questa innovazione porta solo perdita di tempo, è di scarsa utilità e ci priva delle energie e dell’attenzione dei prof per riportare gli stessi dati scritti sul registro di classe, sul registro del professore e sul libretto personale dello studente.

 

Barbarino Jonathan & Monachesi Federico, 2E