LA GUERRA IN SIRIA

 Tra la notte del 13 aprile e del 14 aprile 2018 i telegiornali hanno registrato la notizia che America, Francia e Gran Bretagna  avevano deciso di bombardare la Siria a causa dell’uso di armi chimiche. Ho cercato di capirne qualcosa di più e devo dire che non è stato semplice. 

Innanzitutto, ho cercato di capire perché da 10 anni (quasi metà della mia vita) la popolazione siriana è costretta a “convivere” con la guerra. Non ho trovato una verità assoluta, il fatto è che  nel marzo 2011 è esplosa la rivolta popolare contro il regime guidato da Bashar Assad che fa parte della comunità minoritaria degli alawiti e che è salito al potere nel 2000 per successione alla morte del padre Hafez. Gli alawiti sono una setta religiosa minoritaria in Siria, appena il 20%,  ma politicamente molto potente. A sua volta Hafez era salito al potere con un golpe nel 1970. 

Nel momento in cui è scoppiata la rivolta popolare Assad ha reagito con una fortissima repressione arrivando così ad una vera e propria lotta armata. 

L’opposizione al regime non è costituita da un gruppo unico ma da diverse fazioni all’interno delle quali ci sono fazioni nazionaliste, islamiste, qaediste ed anche l’Isis. Ulteriore problema in una situazione interna così complicata è data dal fatto che queste fazioni in guerra contro Assad non sono coese e spesso in lotta tra di loro per la conquista di una leadership. 

I ribelli sono appoggiati dall’Arabia Saudita, il Qatar e la Turchia, ma sembrerebbero non essere gli unici a foraggiare questi gruppi con l’invio di denaro ed armi. 

Assad è sostenuto dalla Russia, l’Iran, il movimento sciita libanese Hezbollah, l’Iraq. 

Gli insorti hanno come scopo quello di rovesciare Assad e di sostituirlo con una nuova forma di governo, ma quale? Da una parte sembrerebbe essere quello islamista, nella realtà la frattura interna delle fazioni insorte non saprebbe che governo.

Ancora una domanda. Dato che la terra ha anche altre e feroci guerre perché questa attira l’interesse di potenze mondiali ed altre no? 

Ho provato a darmi una risposta. 

Nell’area oggetto della guerra ci sono importanti giacimenti di petrolio e di gas naturale di cui tutti vorrebbero il controllo, ovviamente per prima la Siria visto che è suo il territorio. 

Degli altri Paesi se ne parla poco o niente anche perché alimenta “solo” il mercato degli schiavi altro interesse economico che le mafie di tutto il mondo sfruttano. 

Ho voluto scrivere questo articolo perché mi sono ricordata che nei giorni vicino alle date precedentemente dette mi risultava incomprensibile ciò che sentivo dire nei telegiornali, ovvero che Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia avevano voluto dare una lezione alla Siria per il supposto uso delle armi chimiche sulla popolazione e quindi la fabbricazione di armi chimiche. 

A questo punto i miei dubbi mi sembra che rasentino la follia: ma morire per il bombardamento con armi non fa male? O è meno peggio delle armi chimiche?

E’ vero che sicuramente non ho l’esperienza e quindi la capacità di fare un’analisi più approfondita, ma se penso che miei coetanei per metà della loro vita hanno subito e stanno subendo tutto questo, credo che non faccia differenza vivere tra le bombe o sotto gli attacchi chimici. Sia gli uni che gli altri gli hanno portato via metà della loro infanzia e sicuramente dei loro affetti.