Lo spettacolo non deve andare avanti!

Qualche tempo fa, alla scuola elementare Matteotti di Firenze, un consiglio interclasse ha deciso di annullare dal piano formativo la visita ad una mostra artistica “per venire incontro alla sensibilità delle famiglie non cattoliche”, parole del quotidiano La Nazione. Il 13 novembre, una serie di sparatorie ed esplosioni ha colpito Parigi, lasciando sulle strade e nei locali più di centoventi morti e più di trecento feriti.

Converrete con me che, delle due, la notizia più importante è di certo la seconda. Forse vi chiederete come mai sono concentrate in poche righe. Ebbene, la verità è che l’apparente innocuità della prima e la terribile violenza della seconda sono legate indissolubilmente, che ci piaccia o no. 

 

Nel pieno rispetto delle diversità culturali che troviamo nelle ormai culturalmente variegate famiglie europee, è necessario ricordare bene un concetto fondamentale che la Storia ci insegna:  non esiste rispetto senza società e non esiste società senza cultura. Capita che la cultura europea rispecchi la morale cattolica, a sua volta rispecchiata nella grandezza delle opere d’arte che tutti conosciamo, espressione della società stessa e dei suoi valori. Nascondere questo “segreto” è perciò inutile, oltre che irrispettoso nei confronti di bambini di otto anni di ogni provenienza che forse vorrebbero poter condividere qualcosa con i loro coetanei; per non parlare della pessima influenza di questa preclusione del tutto novecentesca su bambini in piena crescita individuale e sociale. Ma non dimentichiamo neppure che erano nostri antenati gli impavidi occidentali che razziavano e stupravano con una croce sul petto, che schiavizzano e trapiantavano intere popolazioni, che sterminavano tribù di nativi per pascoli e miniere d’oro? Basta così, conosciamo tutti bene cosa significa entrare in contatto con un altro popolo, è scritto sui libri. La storia e l’attualità ci insegnano allora che non ci dobbiamo stupire degli attentati e delle sparatorie.

Ma come? Europa, proprio tu che porti ancora i segni del secolo più sanguinoso della storia, proprio tu che ti fai portatrice degli ideali di civilizzazione più sinceri e pacifisti, ti richiudi in te stessa, disgregandoti nel momento del bisogno? E’ questo che leggo negli hashtag e nelle pubblicazioni strappalacrime fin troppo emotive sui social network. Questa generazione rappresenta la briciola di umanità più protetta di sempre, il raggruppamento umano più lontano dalla sofferenza e dalle difficoltà materiali che abbia mai calpestato il suolo terrestre. Questa Europa ha la responsabilità e l’obbligo storico di reagire nel segno del buon senso e della pace, non in quello dell’intervento militare, risultato nella maniera più assoluta controproducente per Francia e Russia, intervenute per prime con i caccia e con le esplosioni. E’ questo, perciò, il momento di resistere. Resistere agli istinti e al baratro della guerra, resistere ai vari Salvini, Le Pen, Orbàn, Cameron, che vogliono riportare l’Europa al periodo pre-comunitario e inneggiano al singolarismo nazionalista. La frammentazione dell’Unione Europea- unico organismo politico fino ad ora in grado di reggere, seppur con fatica, il fardello del pacifismo- potrebbe aprire il sipario al terribile spettacolo della guerra. Quanto a noi, sarebbe preferibile alzarsi dalle poltrone, andare dietro le quinte e modificare la sceneggiatura. Perché lo spettacolo, scritto in questo modo, non deve andare avanti.