PESSIMA SCUOLA VS BUONA SCUOLA

Riprendiamo dal web l’illuminante articolo di Enrico Voccia, I DISASTRI DELLE RIFORME DEL POTERE. “PESSIMA SCUOLA” , BUONA SCUOLA, pubblicato sul settimanale Umanità Nova (13/11/2016). Un testo che ci lascia senza parole da aggiungere.

Si narra che nello storico cimitero napoletano di Poggioreale ci fosse un tempo una singolare lapide funeraria, che, dopo il nome ed il cognome del defunto, recitava così: “Stavo bene, per stare meglio ora sono qui”.

Chi è nato nella città della Musa Par­tenope ed insegna da almeno una ven­tina di anni nelle scuole di ogni ordine e grado, di tanto in tanto, specie in presenza di una delle tante riforme della scuola presentate come “miglio­ramenti” del sistema educativo, non può fare a meno di pensare a questa leggenda napoletana sulla malasani­tà, reale o presunta, d’altri tempi. In­fatti, gli è perfettamente chiaro come, riforma dopo riforma, nonostante tut­ti gli sforzi del corpo insegnante per fare il meglio possibile, il rendimento e la preparazione degli alunni cala vi­stosamente e peggiora ad ogni nuova riforma.

 

Un’impressione nettissima che, oggi, viene paradossalmente confermata proprio da una indagine[1] dell’Isti­tuto di Ricerca legato all’OCSE, Or­ganizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico istituita nel 1960, che di queste riforme è sta­ta propugnatrice a livello mondiale. L’OCSE, che ha sede a Parigi, conta at­tualmente 35 Paesi membri (Austra­lia, Austria, Belgio, Canada, Cile, Da­nimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Grecia, Irlanda, Islanda, Israele, Italia, Lettonia, Lus­semburgo, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Polonia, Porto­gallo, Repubblica Ceca, Repubblica di Corea, Repubblica Slovacca, Regno Unito, Slovenia, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria), che si riconoscono nella democrazia e nell’economia di mercato.

L’Organizzazione inoltre intrattie­ne rapporti con numerosi Paesi non membri e con altre Organizzazioni Internazionali, tra le quali la Food and Agriculture Organization (FAO), il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale.[2]

Con queste premesse, si può ben im­maginare cosa dovesse pensare que­sta organizzazione della scuola di massa e di qualità che si era venuta a creare – sulla spinta delle lotte resi­stenziali e post resistenzialiun po’ in tutto il mondo a partire dalla fine della seconda guerra mondiale e che è durata all’incirca fino a metà anni novanta:[3] un obbrobrio da cancella­re quanto prima. Di qui l’inizio di una campagna ideologica volta a demoniz­zare la scuola pubblica, affermando che essa produceva pessimi risultati, che andava “migliorata” con determi­nate riforme, le quali sembravano non bastare mai, all’una ne susseguiva su­bito un’altra – sempre per “migliora­re” l’insegnamento.

Il paradosso è che oggi proprio un suo istituto di ricerca ha provato a para­metrare la situazione della “pessima scuola” di venti/ trenta anni fa con quella delle scuole “riformate” secon­do la logica della “rivoluzione capita­listica” avvenuta a partire dagli anni ottanta del secolo scorso, ottenendo un risultato impietoso. Infatti, con­frontando i risultati delle rilevazioni effettuate a metà anni novanta del se­colo scorso con quelle dei nostri anni, gli alunni che si diplomano oggi sono nettamente meno preparati dei loro predecessori. Insomma la “pessima scuola” di un tempo era nettamente superiore alla “buona scuola” di oggi, cosa che gli insegnanti con un minimo di anzianità di carriera tristemente sapevano già. Unica e magra conso­lazione per gli insegnanti italiani che cominciano a subire i “miglioramen­ti” dell’ultima riforma – mal comune mezzo gaudio – il fenomeno è presso­ché mondiale.

Purtroppo non possediamo i dati completi e disaggregati, ma una scom­messa ci sentiamo di farla: analizzan­do paese per paese, il declino delle capacità degli alunni si accentua ad ogni nuova riforma “miglioratrice”… Anche nella scuola, il potere mostra la sua caratteristica mitopoietica – il vendere veleni come medicine; pur­troppo il gioco gli riesce.

 

NOTE

[1] Vedi http://www.corriere.it/scuola/ medie/16_ottobre_26/gli-anni-novanta-si-studiava-piu-dossier-ocse-chi-si-diplo­ma-oggi-meno-preparato-40enni-50enni-ba6dd942-9bbf-11e6-92af-45665cb81731.shtml

[2] http://www.rappocse.esteri.it/Rapp_OCSE/ Menu/OCSE/Cos_OCSE/

[3] Ovviamente le cose sono andate diversamente secondo i paesi considerati, in alcuni paesi l’attac­co ad una scuola di massa e di qualità è avvenuto prima, in altri dopo. Le date in questione si atta­gliano comunque assai bene al caso italiano.