Prima o poi avremo tutti un microchip sottopelle

L’impianto di circuiti sottocutanei negli esseri umani ha sempre sollevato molti dubbi. Tra questi c’è la domanda che viene posta a proposito di ogni tecnologia: “è necessaria?”.

Migliaia di svedesi hanno già un microchip impiantato, lo utilizzano per aprire la portiera della macchina o per accendere la macchina del caffè.

Patrick McMullan, che lavora da vent’anni nel settore della tecnologia, voleva fare di meglio: rendere davvero utili i microchip da impiantare nell’uomo con l’aiuto della sua azienda Three Square Market. Se gran parte degli svedesi ha già un microchip, non dovrebbe essere difficile convincere le persone degli altri Stati, soprattutto se si creano attraverso sistemi più complessi, dotati di maggiori capacità, che permettono all’uomo di essere più informato, più sicuro e più sano.

 L’identificazione attraverso frequenze radio (RFID) esiste da decenni ed è considerata abbastanza sicura. Le RFID sono utilizzate nella nostra carta di credito o anche nella compagnia aerea DeltaAirlines dove le valigie arrivano a destinazione grazie a etichette a frequenze radio. Inoltre i microchip sono già inseriti nel bestiame proprio per identificarli.

Il vero motivo per il quale molte persone non vogliono avere un microchip è che non ne trovano la necessità. Davanti a ciò McMullan, nel tentativo di risolvere questo problema ha incontrato il cardiologo Mirro che, insieme alla sua équipe di sviluppatori della Three Square Market, sta lavorando su prototipi degli impianti RFID che saranno in grado di monitorare le funzioni vitali di un individuo, permettendo così ai pazienti e ai medici di accedere a informazioni molto accurate in tempo reale.

McMullan spera che un giorno le persone possono rivalutare l’introduzione di tali microchip. Come la chirurgia plastica, l’introduzione del pacemaker, l’utilizzo di contraccettivi e di lenti a contatto sono entrati a far parte della nostra quotidianità, possono diventarlo anche le RFID sottopelle.

Il problema è, però, la legislatura: le regole attuali sono troppo lente perché si concentrino sulle tecnologie e non solo sulle azioni.