MICROPLASTICHE PER L’UOMO GRANDI PROBLEMI PER I PESCI

Secondo uno studio del 2015, condotto da Jenna Jambeck della University of Georgia, ogni anno si riversano nei mari circa 9 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica provenienti principalmente da fiumi e da discariche. I rifiuti vengono poi disgregati da sole, onde e vento in particelle appena visibili ad occhio nudo: le microplastiche. I minuscoli frammenti, spesso ingeriti dai pesci, sono una grande incognita e preoccupazione per gli scienziati di tutto il mondo.

In particolare Whitney e Gove, oceanografi alle Hawaii, stanno studiando gli effetti delle microplastiche sui pesci allo stato larvale. I “neonati” appena usciti dalle uova appaiono deformi, con la testa sovradimensionata e la coda appena formata; sono lasciati a loro stessi e devono mangiare il più possibile per svilupparsi. Il nutrimento si concentra soprattutto in chiazze superficiali ad alta densità di plancton che si formano perlopiù nelle regioni costiere, ovunque correnti, maree e onde subsuperficiali portino l’acqua a convergere concentrando le particelle organiche che vi galleggiano.

Ciò che Gove e Whitney hanno da poco scoperto, però, è che pesci e nutrimento non sono gli unici elementi che si accumulano nelle nursery al largo delle Hawaii: vi sono anche le microplastiche, in quantità tali che piccoli organismi marini si ritrovano a mangiarle proprio nei loro primi giorni di vita. Per i pesci appena nati mangiare significa vivere un giorno in più e se il loro primo pasto è costituito da plastica, non ingeriscono le calorie sufficienti per arrivare al secondo.

È difficile quantificare il danno provocato da tutti questi rifiuti. Nei test di laboratorio, però, sono emersi alcuni indizi. La plastica riduce l’appetito e il tasso di crescita dei pesci che la ingeriscono, un fattore che potrebbe avere ripercussioni sulla riproduzione e di conseguenza sulle dimensioni delle popolazioni. I pesci più piccoli nel cui stomaco è stata trovata plastica misurano appena 6 mm. Ma le fibre plastiche sono ancora più piccole. “Misurano meno di un millimetro, ad occhio nudo si vedono appena”, dice Whitney. “È sconvolgente: il problema sono i frammenti che non riusciamo neanche a vedere”.