COME FUNZIONA LA PROPAGANDA MODERNA: UN AVVERTIMENTO DALL’UNGHERIA

Durante il Festival Internazionale del Giornalismo, tenutosi a Perugia (17-19 aprile 2024), ho partecipato insieme alla Redazione del Farò del Mio Peggio News a diverse conferenze, tutte in inglese: una di queste trattava la tematica della propaganda, facendo un focus ulteriore sull’Ungheria.

Colui che dirigeva questa conferenza era Andras Petho, cofondatore e direttore di Direkt36, un’organizzazione di giornalismo investigativo indipendente che il merito di aver svelato la corruzione, gli abusi e le ingiustizie in Ungheria e oltre.

Negli ultimi anni abbamo avuto modo di sentir parlare di come il governo Ungherese abbia dato un giro di vite alla stampa indipendente, il che risulta vero, ma c’è anche un’altra parte della storia. I ministri ungheresi e i propri alleati non hanno operato solo la restrizione dello spazio per il giornalino indipendente ma hanno anche lavorato sulla costruzione dei propri media. La cosa può risultare apparentemente consueta, ma ciò che si ha in Ungheria è un numero esorbitante di media filogovernativi: non si parla solamente di alcuni organi di stampa “amichevoli” con Orban ma di un vero e proprio ecosistema con centinaia di giornali, siti informativi o canali televisivi, stazioni radio del paese e giornali locali, o ancora i numerosi post di influencer che vengono sostenuti dalle risorse finanziarie dello Stato. Secondo i dati forniti dal sito di notizie “Telex”, dove è stata pubblicata un’analisi riguardo alla pubblicità politica sui social media, dal 2019 sono stati spesi più di 21 milioni di euro, principalmente per la pubblicità politica, dall’Ungheria.

Le dimensioni del fenomeno non sono il dato più rilevante, in quanto è anche importante capire che questa macchina non è giornalismo, perché non si tratta di mezzi d’informazione ma il suo scopo è quello di servire gli interessi del governo. Non c’è quasi nessuna autonomia nel sistema: i giornalisti ricevono indicazione dagli attori politici riguardo a ciò che devono e non devono coprire e, nel momento in cui un messaggio dev’essere trasmesso, tutta la macchina entra in azione. Così troviamo pubblicata a reti unificate, alla stessa ora dello stesso giorno, la medesima notizia. Un esempio è stata una dichiarazione di Orban su come Bruxelles abbia attaccato l’Ungheria.

Come si è arrivati a questo punto?

In sintesi Orban ha sempre avuto un rapporto conflittuale con i mezzi d’informazione in quanto percepiva che le battute d’arresto all’inizio della sua carriera politica erano dovute al fatto che i giornalisti erano “ingiusti con lui”. Nella sua visione pare che i giornalisti siano sempre al servizio di un “padrone”: in un’intervista negli anni ’90, affermò che i media (liberi) fossero una delle cose più pericolose al mondo. Per lui era frustrante dover fare affidamento su giornalisti indipendenti, questo perché non possedeva ancora i propri media. Infatti, il giornalista Andras Petho ci ha offerto un esempio concreto di una sua intervista a Victor Orban, nel 2006, quando era all’opposizione ma comunque una figura potente in Ungheria. Il giornalista afferma di averlo riconosciuto come amichevole, inizialmente, ma racconta come il suo viso si fosse oscurato nel momento in cui gli erano state fatte domande alle quali non voleva rispondere, una volta conclusa l’intervista aveva nuovamente assunto l’espressione amichevole avuta in precedenza. In Ungheria, però, c’era una pratica per cui si doveva rimandare la trascrizione dell’intervista all’intervistato, in modo da apportare correzioni se necessarie: una volta che l’intervista era stata vista da Orban, lo stesso aveva rifiutato la pubblicazione in quanto chi lo aveva intervistato non era disposto ad accettare i suoi radicali cambiamenti del testo originale. Dopo vari tentativi l’intervista è stata rilasciata, ma per Andras Petho non ci sarà più occassione di intervistarlo, anche dopo la sua salita al potere, nel 2010, quando è stata introdotta una nuova legge che ha ristrutturato completamente il modo in cui i media sono regolamentati in Ungheria.

Il governo ha nominato giornalisti a esso fedeli, in modo da mantenere una posizione dominante nella nuova struttura dell’informazione, e sono stati assunti nuovi leader. Insieme hanno preso delle scaltre decisioni: una di queste ha reso i servizi dell’agenzia di stampa statale ungherese gratuiti per tutti, facendo sì che anche la più piccola stazione radio potesse diffonderne le veline. In questa maniera ha tolto spazio e visibilità ad eventuali agenzie di stampa alternativa. Ben presto hanno iniziato a prendere di mira anche i media privati, lo racconta lo stesso giornalista, secondo un’esperienza personale con un sito web di notizie, chiamato “Oregon”, che era stato un ottimo posto per fare giornalismo fino al 2013, quando avevano iniziato a ricevere richieste insolite in quanto erano sotto una sorta di pressione governativa. Malgrado i lavoratori avessero resistito a quella pressione, il capo redattore era stato costretto a lasciare il suo lavoro e, poco dopo, l’Oregon fu venduto a una società o a un uomo d’affari filo-governativo: ora è il sito di notizie di punta della macchina della propaganda.

Un’altra macchina della propaganda è il telegiornale di uno dei due grandi canali televisivi, TV 2. Uno degli obbiettivi di questo tg è quello di attaccare chiunque rappresenti una sfida o minaccia per il governo. Il giornalista ci offre alcuni esempi che rendono tangibile il dramma: un giornale filogovernativo, dal 29 maggio 2018, diede il via a una campagna contro un esponente di destra, Gabor Wanna, che all’epoca era il leader di questo partito che appariva come un potenziale sfidante al governo; i media governativi lo hanno accusato di essersi segretamente convertito all’Islam, che in circostanze normali non sarebbe un problema, ma questo è accaduto nel contesto di campagne anti-immigranti e anti-mussulmane diffuse e martellanti. L’accusa non era vera e Gabor ha ottenuto giustizia dai tribunali, tuttavia quando ormai le elezioni erano finite e non potevano più essere apportate modifiche al disastroso risultato. Ma non era necessario essere un politico di alto profitto per diventare bersaglio della macchina della propaganda. Infatti, quando una studentessa di liceo, Blanc Connard, ha partecipato ad alcune manifestazioni e ha criticato il governo con un linguaggio scurrile, è diventata oggetto di una campagna denigratoria che le ha rovinato il futuro.

Se pensate che questo sia un problema solo dell’Ungheria, mi dispiace deludervi , vi state decisamente sbagliando.