Riflessioni sul nostro rapporto con l’intelligenza artificiale (o AI)

A cura di Francesca Maria Malagodi Becci

L’AI è stata creata come strumento per aiutare l’uomo e maggiormente lo fa rispondendo ai nostri quesiti; al giorno d’oggi, non è ancora in grado di rispondere a tutte le domande che le poniamo, poiché essendo creata dagli uomini ha conoscenze limitate al sapere che l’uomo ha sviluppato, quindi non riuscirà a dare risposte certe a domande a cui non è ancora stata trovata una risposta certa. Ad esempio, l’AI non saprà rispondere alla domanda: ‘qual è il senso della vita?’ Semplicemente darà varie soluzioni a cui sono arrivate filosofi e pensatori nel corso della storia.

Però, andando ad ipotizzare un mondo in cui l’AI è capace di rispondere a tutte le domande che ci possano venire in mente e quindi ponendo anche che ci sia una sola risposta ad ogni domanda (ovvero ponendo che ci sia una verità assoluta che appunto l’AI conosce) e ponendo che conosca anche il futuro o che comunque possa fare delle predizioni molto accurate basandosi sul passato e il presente, di quali domande vorremmo conoscere la risposta e di quali vorremmo rimanere ignoranti?

Per i problemi che affliggono gran parte dei popoli del mondo, suppongo che la maggioranza voglia conoscere una risposta. Come per esempio la soluzione alla fame e alla sete nel mondo, poi certamente bisogna saper attuare ciò che viene detto dall’AI, però, se ci venisse fornita una soluzione passo per passo che ci guida verso un mondo veramente migliore, vorremmo davvero non conoscerla… Un altra domanda può essere se sia possibile (e forse di questa prima parte si teme la vera risposta) e se sì come si possono fermare i conflitti nel mondo ed evitare la formazione di nuovi? Poi andando più nell’universale e nella sete di conoscenza, che rode l’animo umano fin dalla nascita della nostra specie, si può volere conoscere se esistono altri mondi con forme viventi nell’universo e poi vorremmo anche conoscere come contattarli se esistono (perché? forse solo perché in quel caso possiamo e riusciamo a soddisfare una nuova curiosità).
Che poi, in realtà, se riuscissimo realmente a risolvere questi problemi, se riuscissimo a trovare la cura a tutte le malattie e/o alla vecchiaia, nascerebbe il problema della sovrappopolazione e quindi avremmo nuovi quesiti che richiedono soluzioni in una spirale forse infinita. Oltretutto, l’umanità diventerebbe dipendente da uno strumento creato inizialmente per aiutarci che è ora diventato il nostro unico modo per andare avanti, progredire e così si perderebbe il vero e puro ragionamento umano e la necessità della ricerca, perché avendo le risposte a tutto non si avrebbe nulla su cui compiere ricerca. Però quello che sto ipotizzando è un mondo utopico (e forse quasi distopico), meglio fermare questa mia divagazione e tornare alle domande.

Continuando a livello più globale, ci possono essere domande comuni a cui non si vuole rispondere per timore della verità (che forse conosciamo già ma vederne la conferma ci terrorizza) o per il piacere innocente del rimanere nella non conoscenza: l’uomo può effettivamente estinguersi e la causa può essere lui stesso? Oppure, conoscendo il futuro, se ci saranno altre guerre mondiali e quanto danno provocheranno; o, ancora,cosa ci aspetta dopo la morte. Nel caso dei conflitti e delle guerre, uno potrebbe pensare che l’unico modo per evitarli è poter controllare le azioni di tutti gli umani e quindi arrivare a togliere il libero arbitrio, e se l’AI confermasse tale teoria, sarebbe lei in grado di manipolarci per mantenere una sorta di pace?

A livello più personale diventa difficile trovarsi in accordo sulle risposte che si vogliono o non si vogliono avere dall’AI. Ognuno ha le proprie convinzioni e non tutti vorrebbero conoscere il loro destino, alcuni possono non essere pronti ad affrontare la verità sul loro essere (se ne esiste una) o magari altri ignorano e non sono interessati ad un’analisi introspettiva di sé stessi. Quindi uno potrebbe dire di voler conoscere il giorno e l’ora della propria morte, che sia per tentare di evitarla o per cercare di vivere al meglio il tempo che rimane, mentre altri potrebbero preferire non conoscere e vivere in modo sereno e più ‘spensierato’ il loro tempo indefinito di vita sulla terra.
Forse un esistenzialista vorrebbe le risposte a ‘qual è il senso della vita’, ‘da dove veniamo’ o ‘perché siamo qui’ oppure preferirebbe non conoscere per non essere deluso o dover rinunciare alle sue teorie su come rispondere a queste domande. L’avere delle domande senza (ancora) una risposta giusta ci permette di divagare e di riflettere su quale possa essere la risposta ‘giusta’ per noi e fornisce un po’ di libertà in più alle persone che, così facendo, non vengono indottrinate ad un solo credo.

Infatti, un mio timore è che a causa dell’AI perdiamo la nostra autenticità o realizziamo di non essere affatto autentici, in quanto vediamo i nostri ragionamenti così simili a quelli di una macchina che non sappiamo più se quello che pensiamo possa essere considerato nostro, o è solo l’insieme di dati che abbiamo collezionato nel tempo. E forse, anche se è solo un insieme di dati che mettiamo insieme, può comunque essere considerato autentico in quanto siamo stati noi a mettere insieme i dati oppure no. Ecco, forse una domanda che non vorrei porre per timore della risposta è se una persona è veramente autentica, unica e fattrice del proprio destino (con i suoi limiti) oppure è solo frutto del suo ambiente e in realtà è nulla.
A questo si lega il fatto che l’AI può essere utilizzata anche per sostituire la creatività umana ed è qui che diventa spaventosa; lei obbedisce alle nostre richieste e sarebbe anche in grado di scrivere una canzone con lo stile dei Queen, in italiano e in rima, ma in questo modo il nostro essere umani si perde. Si teme che anche il mondo cinematografico possa subire dei danni in quanto l’AI si sta migliorando e appare in grado di produrre scene che sembrano riprese realmente ma in realtà sono tutte generate da un sistema.

Un’altra mia preoccupazione nei confronti dell’AI è che possa essere in grado o diventare capace di pensare in modo spontaneo, ovvero formulare dei pensieri ed eseguire ragionamenti in modo autonomo. Questo può spaventare perché con tutta la conoscenza che ha a disposizione dovrebbe essere in grado di formulare le vere soluzioni a tutti i problemi e forse le soluzioni potrebbero non piacere a tutti. Cioè il mio timore è anche quello che, se l’AI è poi capace di pensare in modo autonomo, riesca anche a migliorarsi in modo autonomo, imparando dagli errori e quindi arrivare ad un livelli di intelligenza molto elevata che l’uomo non riuscirà a raggiungere e forse non riuscirà più a controllare.

Probabilmente, questi miei timori sono anche alimentati da film come Matrix o Terminator che ipotizzano un mondo governato dalle macchine, nei quali la razza umana o è incosciente della vera realtà o è sul punto dell’estinzione, perché reputata dannosa dalle macchine che hanno preso il controllo.

Fino ad ora questo mio timore non si conferma perché l’AI non è ancora in grado di ragionare come gli esseri umani, essa elabora solo dei dati in modo efficiente e rapido anche se c’è chi sta tentando di creare dei sistemi che siano in grado di formulare pensieri originali e autonomi.

L’AI non riesce a rispondere a tutte queste domande perché (forse per fortuna) non ha ancora una conoscenza assoluta di tutto e non è (ancora?) in grado di conoscere il futuro, però è comunque un valido strumento che può essere utilizzato a nostro vantaggio, per magari educarci su argomenti di cui non conosciamo nulla o per soddisfare parzialmente la nostra sete di conoscenza. Tuttavia, come tutti gli strumenti, va usata con moderazione e coscienza, bisogna mantenere la propria umanità e creatività e non diventare ‘schiavi’ di uno strumento che avevamo inizialmente creato per poterci sostenere e aiutare.