Fondamentalismo e integralismo, una parte dell’uomo

 

Il termine “fondamentalismo“ venne coniato dai sociologi anglosassoni per indicare una corrente religiosa che si era sviluppata negli Stati Uniti, fra Ottocento e Novecento, all’interno della Chiesa protestante battista. Nel cristianesimo atteggiamenti fondamentalisti si vedono nella cosiddetta “destra religiosa“. “L’integralismo”, invece, è una concezione in base alla quale la società, la politica e la cultura devono essere integralmente modellate secondo la religione. Quindi fondamentalismo e integralismo hanno significati strettamente collegati che nel tempo hanno assunto una connotazione negativa. È importante sottolineare che queste tendenze sono sempre esistite, fin dai tempi dell’Impero Romano, a partire dall’imposizione del cristianesimo come religione di Stato, e sono poi arrivate ad altre religioni monoteiste. Inevitabilmente queste forme riguardano anche la politica dato che alcuni Stati erano teocrazie, ovvero una religione e una forma di governo allo stesso tempo.

 

A partire dall’Impero Romano, in particolare dall’editto di Tessonica nel 380 con cui l’imperatore Teodosio rende il cristianesimo la religione di Stato, iniziano grandi tensioni: la scienza venne vista come il nemico di Dio, un’offesa. Inoltre tutti coloro che rifiutavano la conversione al cristianesimo subivano pressioni e discriminazioni, fino ad arrivare alla condanna a morte. Una vittima del fondamentalismo fui Ipazia, un’importante scienziata che non si era convertita al cristianesimo e venne così accusata di stregoneria. La sua colpa era credere nella scienza. Le donne comunque, già a quel tempo, erano considerate inferiori rispetto agli uomini. Si tratta, insomma, di società maschiliste.

 

Nonostante alcuni incidenti, al giorno d’oggi si convive pacificamente fra  fedeli di religioni diverse, atei e agnostici, soprattutto quando si tratta di Stati laici, cioè istituzioni in cui vige la separazione fra potere politico e potere religioso.

 In altri paesi la situazione è peggiorata nell’ultimo secolo, soprattutto nei paesi islamici. Tale religione era sempre stata in precedenza più aperta, ma al giorno d’oggi ha subito un’involuzione. Innanzitutto, ritroviamo società fortemente maschiliste dove le donne sono discriminate, ovvero non possono uscire di casa se non accompagnate dal marito, devono indossare il burqa e sono considerate inferiori rispetto all’uomo in base o al piano teorico-religioso o a quello pratico-politico. Infatti, negli Stati in cui le norme del Corano sono interpretate e applicate in maniera più rigida e rigorosa, le donne hanno poca libertà.

Un altro fattore del fondamentalismo/integralismo islamico è il terrorismo, terribili azioni svolte nel tentativo di ricreare una società perfetta secondo le proprie idee. Per via della formazione di questi gruppi fondamentalisti, in alcuni Stati la situazione politico-religiosa è degenerata, sfociando in conflitti interni. Ricordiamo ad esempio la guerra combattuta in Afghanistan, iniziata per mano dei talebani.

 

La cosa di cui dobbiamo accorgerci è che il fondamentalismo e l’integralismo fanno parte di noi, della vita di tutti. Esistono forme che fanno parte della quotidianità, per esempio quando si nega il dibattito e la pluralità delle idee sui temi cosiddetti “sensibili”. Un principio che può svuotare la laicità, cioè la nostra libertà di pensiero, portando alla distruzione o alla sofferenza di una società.