Girl-ificazione del web

Chiunque abbia accesso a un social media (o almeno credo, ma l’argomento delle micro culture sarà da approfondire in un altro articolo) ha sentito parlare di girl dinner, girl maths, tomato girl, coconut girl e molti altri.
La domanda penso che sorga spontanea: perché tutti questi termini? Perché ognuno di essi si riferisce alle ragazze? La risposta in breve è: girls just want to have fun, le ragazze vogliono soltanto divertirsi. Se non lo avete letto cantando, non so che dire, vergogna su di voi.
Per capire il motivo di questa esplosione di trend sui social, dobbiamo meglio analizzare cosa sono i termini di cui ho parlato prima. La girl dinner è semplicemente cenare mangiando snack, invece che un pasto equilibrato. Una girl dinner può essere una barretta energetica, delle patatine e dei cioccolatini, un avanzo di due giorni prima. Non è certamente una cosa sana, ma tutti l’abbiamo fatto a un punto o a un altro della nostra vita e non è una cosa particolarmente dannosa. Non tutti sono d’accordo, però, alcuni sostengono addirittura che sia un trend che promuove l’anoressia e i DCA in generale.
La girl maths, invece, è la matematica che ci fa pensare che se compriamo qualcosa che è in sconto, anche se non è indispensabile, abbiamo risparmiato. Ovviamente abbiamo speso dei soldi, ma il nostro cervello ci fa pensare il contrario. Un altro esempio può essere quello dei resi. Se rendiamo qualcosa che avevamo acquistato, allora guadagnamo dei soldi, mentre siamo solo tornati in pari.
Le tomato girls, le coconut girls, le strawberry girls, le Barbie girls… sono diversi stili, chiamati aesthetics. Questi ultimi sono infiniti, in quanto ogni mese ne esce uno nuovo, ma ognuno ha delle regole ben precise.
Quest’estate ha senza dubbio dominato il tomato e il strawberry girl aesthetic. Entrambi si basano su sfumature del rosso e del rosa, sono estremamente femminili. Il make up è minimale, con molto blush, un gloss poco pigmentato e i vestiti sono spesso arricchiti con dei fiocchetti.


Cos’hanno in comune tutti questi fenomeni, a parte la parola “girl” all’interno? Di sicuro c’è un fattore di marketing, soprattutto per gli ultimi due trend di cui ho parlato. Un’azienda che produce uno smalto rosso può vendertelo dicendo semplicemente che è uno smalto rosso, oppure può costruire l’immagine della tomato girl, una ragazza che chiunque vorrebbe essere, e convincere le persone che quel prodotto è necessario per diventarlo.
Personalmente, però, penso che questa “girl-ificazione” abbia una motivazione più profonda, più dei soldi.
L’adolescenza è stata sempre un sinonimo di spensieratezza, superficialità e allegria. Non è sempre così, ma questa è l’immagine che ognuno di noi ha nella testa. D’altra parte, la vita da adulto è parecchio diversa, soprattutto per delle giovani ragazze che spesso si trovano a dover affrontare sia i pregiudizi legati all’età che al sesso. In questi piccoli trend vedo la voglia di divertirsi e abbandonarsi all’illusione che sia tutto più semplice e meno profondo, meno opprimente di quello che il mondo risulta a volte.
Alla base degli aesthetics penso ci sia la volontà di sentirsi parte di un gruppo, di avere una strada da seguire, o almeno un miraggio, per diventare la persona che si sogna di essere. Per quanto riguarda la girl dinner e la girl maths credo che siano l’incarnazione del volersi “prendere in giro” a vicenda, ridendo delle condizioni in cui ci siamo ritrovati o dei ragionamenti contorti e illogici che non riusciamo a smettere di fare.
Non trovo niente di male in tutto ciò, è soltanto un modo, forse leggermente strano, di affrontare la pesantezza di giornate e scelte difficili. È bene ogni tanto lasciare che la nostra parte bambina abbia il sopravvento e si diverta un po’.