I mafiosi tornano all’inferno!

-Perché i divorziati vengono scomunicati ed i mafiosi no (fonte Rai 3 – Corrado Augias)?
-Dunque… I mafiosi, se riconosciuti tali, sono fuori dalla Chiesa come i divorziati (e risposati). Il fatto che il matrimonio fallisca non deve essere per forza una colpa però, sempre per quel discorso sulla famiglia, per la Chiesa la famiglia è indissolubile, quindi il matrimonio cristiano continua lo stesso a rimanere valido. Per i mafiosi è più difficile stabilire chi lo è veramente e, se uno si pente davvero, la Chiesa è misericordiosa. Chi è divorziato e risposato non può tornare indietro, ma chi è stato mafioso può essere perdonato. Le due situazioni non sono comunque paragonabili, è molto peggio uccidere persone che volersi risposare.
(www.farodelmiopeggio.it)

La citazione è tratta dalla sedicesima edizione del nostro giornale (maggio 2010), in cui, alle pagine 4 e 5, era pubblicata l’intervista a Monsignor Lupi, vescovo della Diocesi di Savona. La risposta mi parve, da subito, inefficace ed effimera nel senso più puro del termine: mentre ai divorziati, cui l’unica colpa sarebbe di non voler continuare un matrimonio senza più amore, viene revocata la facoltà di partecipare al sacramento fondamentale di ogni comunità cristiana, ai mafiosi e ai loro sicari, colpevoli di crimini orribili quali omicidi, rapine, truffe e quant’altro, viene concessa la facoltà, in punto di morte, di “pentirsi” di tutti i loro peccati per avere via libera verso il Paradiso. Sempre che di pentimento si possa parlare. È facile ravvedersi quando il nemico più temuto dall’uomo, la morte, reclama gli umani per portarli nell’aldilà ed è, al contempo, assurdo che la scia di barbarie, che i mafiosi si lasciano dietro, possa sparire nel nulla.

Alla pubblicazione della suddetta intervista, concessa sotto gli auspici del prof. Sabatini – all’epoca insegnante di religione – e alla quale la redazione si era recata scortata dalla dirigente e dalla prof. Peluffo, altra insegnante di religione, alcuni gridarono allo “scandalo” per il carattere “sconveniente” delle domande che avevamo posto ad un rappresentante dell’intera comunità cristiana savonese. Domande che non dovevano essere rivolte ad un vescovo, perché in qualche modo “imbarazzanti”. Il fedele, come da definizione, deve “credere” senza porsi (o porre, nel nostro caso) domande delle quali noi laici non potremmo capire la risposta. Insomma, si aspettavano da noi studenti domande sui gusti alimentari e sulle passioni cinematografiche dell’alto prelato, con tanto di variazione sul calcio e aneddoti giovanili edificanti.

Per quanto il Farò del mio peggio News possa nuocere gravemente alla salute (ma noi lo scriviamo in copertina!), siamo comunque ragazzi che accettano le critiche e, quando ci accusano di aver posto domande alla persona e nel contesto, secondo alcuni, sbagliato, non possiamo che farne tesoro e mettere a frutto l’esperienza per il futuro. Il futuro, però, ha portato in dono le parole di Francesco, un papa che durante la sua visita alla piana di Sibari, risalente allo scorso giugno, ha voluto esprimere la sua opinione sulla questione, affermando che “La Chiesa deve dire no alla ‘ndrangheta. I mafiosi sono scomunicati”. A proposito di altre questioni, “irrispettosamente” sollevate nell’intervista del 2010 (potete leggerla on line, in versione integrale, nell’archivio del FdMP), il sinodo straordinario sulla famiglia (5-19 ottobre 2014), non esclude l’ipotesi di concedere la comunione ai divorziati risposati e Peter Erdo, presidente dei vescovi europei, sul tema dell’omosessualità afferma che “Le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana”.

Sembra emergere, finalmente, “una Chiesa aperta, inclusiva, misericordiosa, che abbraccia i gay, le donne che hanno abortito, i divorziati risposati”. Papa Francesco la descrive “madre e pastora” che opera come un “ospedale da campo dopo una battaglia”, dove non si guarda al particolare, dove “è inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo o gli zuccheri alti”. Così si esprime papa Bergoglio, nell’intervista al direttore di Civiltà cattolica. Il testo è stato pubblicato sulle riviste dei gesuiti di tutto il mondo, suscitando scandalo fra i cattolici fondamentalisti e le “sentinelle in piedi”, che nei mesi scorsi hanno ammorbato l’aria delle città italiane con il loro integralismo omofobo, ma è “sconveniente” quanto basta per essere citato e apprezzato sulle pagine del Farò del mio peggio News.

Per concludere, vorrei ricordare che proprio quel numero del “FdMP News”, il 16° del maggio 2010, fu premiato dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti, a Benevento, in occasione della cerimonia finale dell’ottava edizione del concorso “Fare il giornale nelle scuole”. Ora, noi della Redazione non ci aspettiamo le scuse di nessuno e siamo ben disposti nei confronti di ogni critica – archiviamo i fatti e ne facciamo tesoro per il futuro -, però, non chiedeteci “interviste in ginocchio” o di “migliorare” i nostri articoli o di giocare al pensiero unico. Noi abbiamo scelto da tempo la libertà di pensiero e di espressione, anche a costo di sbagliare, di andare controcorrente e di non essere simpatici a chi è sempre fedele alla linea.

 

E poi il tempo è spesso galantuomo e se persino i mafiosi possono finire all’Inferno, allora vale la pena sognare e respirare il vento della libertà.

 

 

Andrea Quinci  
Facoltà di Ingegneria Aerospaziale
Politecnico di Torino