La gita è bella!

Da sempre le gite sono apprezzate da tutti gli studenti, esse rappresentano un breve periodo di svago e di accrescimento culturale. Nella nostra scuola, purtroppo, se si escludono le uscite dal mattino alla sera o quelle legate ai progetti inseriti nel POF, come il Meeting di Chianciano, solo in quinta vi è l’opportunità di fare un viaggio d’istruzione di più giorni e all’estero. La burocrazia frena gli insegnanti e noi studenti ne subiamo le conseguenze.

 

E negli altri quattro anni? Lo scorso anno, la mia classe ha avuto il privilegio raro di fare parte di un progetto di scienze, che si è concluso a giugno con un’uscita di tre giorni all’Isola Del Giglio.

Sia la gita, sia la preparazione in classe e le uscite sul territorio, avvenute nei mesi precedenti, sono state utili ed interessanti, in quanto abbiamo avuto l’occasione di sperimentare una didattica laboratoriale che ci ha fatto toccare con mano gli argomenti e, sottraendoli alle stanche pagine di un libro, gli ha dato nuova vita. Inoltre, questo progetto è stato realizzato nell’ultima settimana di scuola ed è stato anche un modo molto bello di concludere l’anno.

L’Italia è un paese meraviglioso, offre davvero tanto a livello storico e artistico, basta pensare a città d’arte come Firenze o Roma, ma anche sotto il profilo scientifico la flora e la fauna sono ricche e variegate, c’è varietà nei paesaggi, da quelli marini a quelli montuosi, quindi perché non “sfruttarla”?

In quinta, la gita all’estero è più che meritata, ma assume inevitabilmente connotati goliardici ed edonistici, in quanto rappresenta per molti l’ultima occasione di vivere il gruppo-classe. Poi le strade si divideranno e ognuno sarà immerso in una nuova avventura.

Durante i quattro anni precedenti, invece, si potrebbe sviluppare il discorso didattico, legandolo a progetti curricolari – proposti dai singoli Consigli di Classe – che dovrebbero avere nel viaggio d’istruzione il loro completamento. Il problema principale è rappresentato dal Regolamento d’Istituto che limita le uscite e dalla mancanza di docenti disposti a sobbarcarsi responsabilità enormi e lavoro aggiuntivo non pagato: alcuni prof ci hanno spiegato che non solo sono ritenuti civilmente e penalmente responsabili di tutto ciò che accade in viaggio, ma devono pagarsi anche i pasti e non hanno alcuna retribuzione aggiuntiva, pur essendo considerati in servizio 24 ore su 24; a volte, si sentono perfino rinfacciare il fatto che “non pagano la gita” e “si fanno le vacanze”. 

Nonostante tutto, qualche prof idealista per amore dei suoi studenti si lascia convincere, ma sono sempre meno e non bastano a coprire tutte le classi. Eppure, “liberalizzando” i viaggi e incentivando gli insegnanti più innovativi o più disponibili si potrebbe sperimentare un nuovo modo di fare scuola, divertente e motivante per tutti. 

Noi studenti saremmo felici di collaborare e di … studiare, con il preside e i prof, un nuovo piano formativo, prendendoci le nostre responsabilità. A patto che qualcuno, finalmente, ci coinvolga e abbia voglia di ascoltarci. Per crescere come cittadini abbiamo bisogno di partecipare.

Giorgia Bertolotto, 4H