Il famigerato coronavirus

Sai perché i giapponesi usano le mascherine?

In questo periodo di grande inquietudine, gli italiani hanno sempre le stesse domande per la testa:

Oggi quanti sono i deceduti di coronavirus? E i nuovi contagiati? Perché la situazione italiana sembra essere tanto grave? Ma soprattutto, quando si potrà finalmente uscire??

Innanzitutto vorrei far chiarezza su cos’è il “coronavirus”. In primo luogo, questo termine non si riferisce al famigerato virus sulla bocca di tutti, bensì i coronavirus fanno parte di una famiglia a sé stante di virus, che possono causare dal raffreddore più comune fino alle malattie più gravi, come la sindrome respiratoria meridionale (MERS) o la sindrome respiratoria acuta grave (SARS).

Il 18 febbraio si è verificato il primo caso nazionale di Covid-19 a Codogno e il crescente numero di contagi ha allarmato l’intera popolazione italiana. Questo particolare tipo di coronavirus è sicuramente più letale del normale, ma non è sicuramente ai livelli del Mers-CoV; tuttavia, la facilità di contagio del virus è a dir poco anormale ed è questo il fattore molto preoccupante.

Se il virus arrivasse a contagiare una percentuale di popolazione abbastanza rilevante, anche se meno letale di altre epidemie, il risultato sarebbe pressoché analogo. Ecco spiegata la ragione per cui praticamente l’intero pianeta è attualmente in stato di quarantena.

A tale proposito, casualmente, l’allarmante numero di casi in America è proporzionale alla sua popolazione, oserei dire che ora stiano pagando le conseguenze di non aver reagito repentinamente all’emergenza; anzi, deridendo gli altri, pensando di sistemare il tutto entro Pasqua, cosa che evidentemente non si è avverata.

Ora che, al contrario dell’italiano medio, sappiamo di cosa stiamo parlando, possiamo finalmente analizzare il nostro caso a livello nazionale, principalmente soffermandoci sul caso della Lombardia. 

Il tasso di letalità del Covid-19 in Italia è del 9,9%, portato così in alto rispetto alla media mondiale dal molto discusso 13,6% della Lombardia. A Milano sono morti sotto i bombardamenti della seconda Guerra mondiale 2000 civili, in 5 anni; in due mesi in Lombardia sono morte quasi 12000 persone, cioè almeno 5 volte di più. La stessa stampa non può fare a meno di notare che qualcosa non torna nel tanto decantato “modello lonbardo” e nel metodo di rilevamento del virus, insinuando che siano confusi se non errati.

Altro dato su cui riflettere: in Francia, i decessi per influenza stagionale, appartenente sempre ai coronavirus, sono alquanto impressionanti: 8100 nel 2019, 13 mila nel 2018 e addirittura 14 mila nel 2017. Supponendo che i numeri siano paragonabili a quelli italiani, viene naturale chiedersi dove siano finiti i decessi per influenza semplice e polmonite in questo periodo.

Quindi, riassumendo, il covid-19 non è “il coronavirus”, bensì ne fa parte, e l’unico vero fattore in grado di causare gravi danni non è tanto il livello di letalità, quanto quello di contagio. Pertanto, l’unica cosa che possiamo fare è stare a casa, evitare assembramenti e lavarsi le mani, cosa già da tempo suggerita ma ora anche sanzionabile. Tutto questo sperando che nel breve periodo tornerà tutto alla normalità, perché questa non è più una questione di “se” ma di “quando”.

Tuttavia, è incerto se allora si avranno le stesse libertà e diritti sui quali si è fondato il nostro paese e la sua democrazia. Perché la vera domanda che tutti noi dobbiamo porci non è quando, ma come usciremo da questa quarantena. Dovremo farlo cercando di riottenere al più presto le libertà che ci sono state tolte, per motivi sicuramente più che validi, ma non eterni.