Sotto le nuvole

Alzo gli occhi al cielo e sopra di me trovo una nuvola completamente bianca. Ho paura del bianco, perché è l’unico colore che non ha forma, né sfumatura, l’unico colore che non è definito, il bianco è ovunque, anche dentro di noi. A pensarci bene è anche nella nostra bandiera, è al centro con a lato due colori forti, decisi, netti, con un significato profondo e sentito: il rosso, che rappresenta i caduti in guerra, il sangue versato, ed il verde, che rappresenta la speranza, mai abbandonata per combattere fino alla morte.

Ed il bianco? Secondo me il bianco  esprime purezza e libertà, dovrebbe essere la base di tutti i nostri principi, dovrebbe lasciar spazio alle fondamenta di una nuova generazione di uomini, degni e generosi  nel superare tutte le differenze. Guardo la nuvola, ma questa volta non è poi così bianca, posso leggere delle parole su di essa, parole di pace, parole vere: adesso su quella nuvola è inciso l’articolo 3 della nostra Costituzione. Le parole sono molto forti e dirette. Ho letto molte volte questo articolo, ma oggi mi ha segnato particolarmente, dall’inizio alla fine.

 

La nuvola ha preso una forma particolare, sembra la parola “tutti”: “Tutti”, perché davvero  s’intende l’intero popolo italiano senza dimenticare nessuno. Ci siamo anche noi lì in mezzo e per questo dobbiamo esserne fieri; non solo, l’articolo dice che siamo tutti uguali davanti alla legge, che abbiamo pari dignità sociale e che è dovere della Repubblica difenderci quando ci sarà negato questo diritto.

Ma allora, se la Costituzione prevede questo, perché non è ancora così? Se non ci devono essere distinzioni di sesso perché le donne sono ancora vittime di violenze e di ingiustizie?

Le nuvole intorno a me prendono forme e dimensioni, sembra che si personifichino in volti, volti di donne, volti conosciuti e sorridenti, volti pieni di speranza.

Nella storia, le donne hanno lottato tanto con le donne e per le donne, per prendere coscienza di sé, affermare i propri diritti, perseguire l’uguaglianza prima e la parità poi. Tante sono state le conquiste, e adesso che ne è dei diritti delle donne? Nella prima e nella seconda guerra mondiale la donna ha sostituito l’uomo sia nelle fabbriche che nei campi, ha mantenuto la “famiglia” con le proprie mani, le partigiane hanno ricoperto un ruolo fondamentale nella Resistenza, perché dimenticarsene?

Io sono una donna e ho la fortuna di poterlo dire urlare, senza rischiare la vita, ma sapere che ci sono ragazze come me che non conoscono il valore di essere donna e non lo possono esprimere mi rattrista molto. 

Giovanna D’Arco, Elisabetta I d’Inghilterra, Indira Gandhi, Anna Frank, Rita Levi di Montalcini, Madre Teresa di Calcutta…, ricordiamoli questi nomi,  nomi di donne che hanno fatto la storia, nomi di donne che hanno pensato da donne.

Nell’articolo 3 non si parla però solo di uomini e donne ma di razze, di lingue e di religione. Ogni uomo deve amarsi per quello che è superando tutte le discriminazioni e le ignoranze altrui.  Ogni persona si deve rispettare e deve essere rispettata, il razzismo è un crimine grave, essere come si è senza usurpare della libertà altrui, senza offendere, senza discriminare, senza giudicare, non dobbiamo avere paura del “diverso”, ma dobbiamo imparare ad amarlo, dobbiamo comprenderlo, come se fossimo tutti fratelli. Quando io parlo di diverso non intendo solo colore della pelle, lingua o religione ma intendo anche le diversità come orientamento sessuale. Quanti aprirebbero le braccia al primo colpo al figlio o alla figlia che confida di essere omosessuale? Non molti, credo. 

Come si vede, la filosofia italiana del vivi e lascia vivere ha dei limiti piuttosto ristretti. Lo stereotipo sociale di eterosessuale, parola che molti non hanno mai sentito o non ne conoscono il significato, conduce ad una chiusura mentale rigida, ferrea, che impedisce ai ragazzi di riconoscere la propria natura. Credo che il rapportarsi con la propria anima gemella sia una cosa intima e personale che non merita insulti; non è facile riuscire ad accettarsi , lo capisco, ma vivendo in una società così avanzata dovremmo imparare a farlo. 

Ci servirebbe tornare a quel fatidico 2 Giugno in cui gli stessi italiani che avevano tanto sofferto una dittatura fascista e che con le loro lacrime avevano costruito una nuova vita, quegli italiani, forti e coraggiosi, scelsero di vivere uniti dagli stessi ideali, scelsero un’Italia nuova, con a capo il popolo. Scelsero la Repubblica.

Sono passati parecchi anni da quel giorno, ma nessuno l’ha ancora dimenticato ed è giusto che non si dimentichi mai, è giusto che i giovani sappiano che cosa i loro nonni hanno fatto per loro, a che cosa hanno rinunciato e quanto hanno sofferto. 

In seguito a questa scelta il governo decise di scrivere una Carta, una nuova Legge uguale per tutti, forte, stabile, definitiva.

Così, il 22 Dicembre 1947 nacque la Costituzione Italiana, promulgata dall’Assemblea Costituente che difendeva i diritti ed i doveri del cittadino. 

L’articolo 3 della Costituzione parla chiaro: amatevi e rispettatevi, non badate alle diversità, siate voi stessi. Peccato che quegli uomini e quelle donne che hanno scritto la Carta Costituzionale non esistano più, peccato che in questa società non ci sia più spazio per un Sandro Pertini,  pronto a rinunciare alla propria libertà per essere coerente con gli ideali di tutta una vita, per un Martin Luther King, che aveva un sogno e che combatteva ogni secondo per realizzarlo, non esiste più un Nelson Mandela, uomo pieno di coraggio che credeva in quello che diceva. 

Alzo gli occhi al cielo per l’ultima volta, non ci sono più nuvole sopra di me, soltanto l’arcobaleno e oggi, devo dire la verità, è più bello che mai.

Francesca Ceravolo