VEGANISMO: L’UTOPIA DI SALVARE IL PIANETA.

Un tema molto discusso negli ultimi anni è senza dubbio il veganismo, cioè la scelta, per motivi etici o legati all’ambiente di non usufruire di nessun prodotto di origine animale. Si tratta quindi di eliminare dalla propria dieta non solo carne, pesce, latte, formaggi, uova, ma anche di rinunciare a cosmetici, prodotti testati sugli animali e capi di abbigliamento, per esempio, di pelle o di lana.

Negli ultimi anni si è verificato un forte incremento di questo fenomeno soprattutto in Israele, Australia, Canada, Austria, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Regno Unito. Sorprendentemente, il paese con il maggior numero di vegetariani e vegani è l’India, seguito poi da Regno Unito, Australia e Svezia.

I motivi per i quali molte persone hanno deciso di cambiare in modo così radicale il proprio stile di vita sono i più svariati, ma la maggior parte di esse giustifica la propria scelta con il desiderio di opporsi ai maltrattamenti sugli animali e di ridurre il proprio impatto ambientale. Ma è davvero possibile ridurre notevolmente l’inquinamento solamente mangiando vegano? La risposta è si, ma solo se la maggior parte delle persone si convertisse al veganismo.

Recenti studi hanno provato che se diventassimo tutti vegani potremmo eliminare due grandi problemi ambientali: le emissioni di gas serra e la deforestazione. Infatti, un quarto delle terre non coperte da ghiacci di tutto il pianeta è adibita al pascolo del bestiame, mentre un terzo di tutti i terreni coltivabili è usato per alimentarlo. Ogni anno, infatti, 26.700 chilometri quadrati di foresta sono abbattuti per il settore dell’allevamento. Inoltre, poiché il bestiame mangia tra le tre e venti volte la quantità di proteine che “restituisce” tramite il consumo umano, un modo ovvio per nutrire più persone sarebbe mangiare più vegetali e destinare meno all’alimentazione del bestiame. Inoltre l’allevamento è un enorme fonte di gas serra, principalmente per due motivi: sia perché pascoli e campi prendono il posto delle foreste, sia perché nell’allevamento intensivo si ricorre a grandi quantità di combustibili fossili. Infatti le emissioni globali di gas serra prodotte dall’allevamento di bestiame sono pari a quelle di treni, automobili, navi e aeroplani messi insieme.

Inoltre, se tutto il mondo diventasse vegano si eviterebbero 8,1 milioni di morti premature causate da gravi malattie coronariche, infarti, diabete di tipo due e cancro, spesso sono dovute all’eccessivo consumo di proteine animali. Di conseguenza, ci sarebbero anche notevoli risparmi sui costi sanitari (circa un miliardo di dollari all’anno).

Nonostante ciò, purtroppo, tutto questo è solo una grande utopia. Infatti, estendere il veganismo a tutto il mondo è un progetto irrealizzabile. In primo luogo per i bambini e le donne incinte è impensabile seguire questo tipo di dieta. Secondo alcune ricerche, infatti, sono state riscontrate gravi carenze nutrizionali e disturbi neurologici nei bambini cresciuti con una dieta vegana.

Inoltre, per seguire un regime alimentare vegano equilibrato è necessario essere informati ed assumere tutto ciò di cui si ha bisogno, cosa che per le persone povere, con una scarsa istruzione e prive della possibilità di consultare un medico, è impensabile. Anche con una propaganda mirata sarebbe troppo difficile convincere le masse a diventare vegane: molte persone sono troppo abitudinarie, legate alle tradizioni o disinteressate verso i problemi ambientali. Inoltre hanno difficoltà personali più gravi a cui pensare, motivi di salute per cui non possono fare questa scelta o il loro livello di istruzione e informazione a riguardo non li aiuta a comprendere la differenza che potrebbero fare nel mondo.

 Nonostante l’estensione del veganismo a livello mondiale sia solo un’utopia, tuttavia possiamo provare tutti a ridurre il nostro consumo di proteine animali anche se non in modo così estremo. Ciò gioverà sicuramente, sia al pianeta sia  alla nostra salute.