ABORTO: OMICIDIO O DIRITTO

Argomento molto discusso in Italia, come in moltissimi altri Paesi, quello dell’aborto tira in ballo questioni etiche, religiose, legali e scientifiche. La legge 194 sull’aborto volontario, entrata in vigore nel 1978, disciplina le modalità di accesso alla scelta. Dai dati della situazione in Italia, risalenti all’anno 2022, abbiamo che il 73% degli italiani sostiene la legalità dell’interruzione di una gravidanza e soltanto il 13% ne denuncia l’illegalità (il 14% restante non esprime la propria opinione).

L’idea del pro-choice di fatto non costringe la donna ad abortire, ma vuole che sia garantita la libertà di poter portare avanti o interrompere una gravidanza nel momento in cui la donna la vede come soluzione necessaria. Va bene rimanere fedeli alla propria religione, etica o pensiero, ma non è corretto e può risultare quasi crudele opprimere una persona con il proprio parere, obbligandola a seguire un’ideologia che magari non le appartiene.

Se guardiamo l’aborto dal punto di vista di una persona non bene informata, la nostra mente può anche portarci a pensare a un omicidio, tuttavia guardando da un punto di vista puramente scientifico riconosciamo l’affermazione come falsa. L’aborto è la rimozione di un feto da una femmina prima che esso sia in grado di praticare qualsiasi attività umana, come ad esempio sentire, parlare o pensare: in quel momento esiste il feto e non il bambino. Aggiungiamo anche che in ambito scientifico uno studio californiano afferma che “La salute fisica non è peggiore nelle donne che hanno cercato e praticato l’aborto rispetto a quelle a cui è stato negato. Anzi, sono emerse differenze che suggeriscono un maggior problema nella salute di quelle costrette a partorire”, questo è quello che concludono gli autori negli Annals of Internal Medicine.

Riportiamo ora le parole di una donna che dopo il suo primo figlio, a distanza di sei mesi, ha abortito: “Probabilmente sarebbe stata la cosa peggiore per quel bambino venire al mondo, non avrebbe mai avuto il supporto di cui aveva bisogno. Non ero mentalmente stabile. Ora ho un figlio di un anno e sono in grado di sostenermi, sono in grado di supportare i miei figli e ho la consapevolezza che i tempi siano quelli corretti. Anche finanziariamente ora tutto ha un senso, ma se avessi avuto due bambini a 12 mesi di distanza sinceramente non sarei dove sono ora.”

Aggiungiamo, in fine, che una donna costretta ad avere un rapporto sessuale contro la propria volontà ha diritto ad abortire, non deve essere obbligata ad avere un figlio che non aveva mai chiesto. “L’82% di italiani afferma che l’interruzione volontaria di una gravidanza dovrebbe essere consentita se quest’ultima minaccia la vita o la salute della donna, il 76% se è il risultato di uno stupro e il 74% se il bambino rischia di nascere con gravi disabilità o problemi di salute”. Insomma, l’aborto non può essere considerato un motivo di critica verso la donna che sceglie questo percorso, perché ha prima superato un processo di autoanalisi, fino a diventare consapevole di cosa la sua salute, mentale e fisica necessita.

Imporre per legge un divieto su una decisione così importante che riguarda il corpo e l’anima delle donne, violando quello che è il diritto di scelta, questo dovrebbe essere considerato crimine.