ALFREDO COSPITO: IL 41 BIS NON È LA SCELTA MIGLIORE

Un anarchico di nome Alfredo Cospito, è stato condannato per aver messo due ordigni a basso potenziale fuori da una caserma dei carabinieri nei pressi di Fossano, in provincia di Cuneo, senza provocare morti o feriti, e per aver gambizzato un dirigente d’azienda sparandogli. Dal Maggio 2022 si trova in regime di 41 bis (detto anche carcere duro) per strage contro  la sicurezza dello stato, rischiando anche l’ergastolo ostativo.

La vicenda ha suscitato scalpore tra l’opinione pubblica; ci si domanda perché Cospito sia stato inserito nel regime 41 bis e perché dovrà scontare una pena così rigida. In effetti, inserire Cospito in regime di 41 bis è stato un errore. 

Per prima cosa, se la legge sancisce che il carcere serve a rieducare il detenuto, la pena dei detenuti in questo regime non permette la loro rieducazione, poiché essi non possono avere quasi nessun contatto con l’esterno, non possono leggere e vengono abituati a vedere soltanto muri. La concessione di  pochissimi contatti con l’esterno è giustificata dal fatto che la maggior parte dei detenuti che fanno parte di questo regime militano in organizzazioni criminali, come la mafia, ma il divieto della lettura è del tutto insensato. Questa è una pena che non rieducherà Alfredo Cospito, bensì annienterà la sua esistenza, con la possibilità che, qualora finisse di scontare la sua pena, possa tornare a commettere reati.

Inoltre, il 41 bis è una pena troppo grave per il reato che ha commesso. Infatti, non è stato per niente corretto condannare Cospito per strage contro la sicurezza dello Stato, considerando che, per esempio, non è stata invocata neanche per Piazza Fontana (17 morti e 88 feriti), per la stazione di Bologna (85 morti e 200 feriti) e per Capaci (5 morti). 

L’applicazione automatica e impersonale del regime del carcere duro da parte dello Stato, infine, non può che portare a un irrigidimento delle posizioni.

In conclusione, spero che Alfredo Cospito venga rilasciato dal carcere duro e che possa scontare una pena più corretta rispetto al reato commesso.