Alfredo Cospito, il 41bis era necessario?

Alfredo Cospito, in carcere dal 2013, è un anarchico insurrezionalista italiano colpevole di due reati.

Il 7 maggio 2012, Cospito aggredisce Roberto Adinolfi, l’amministratore delegato di Ansaldo nucleare, sparandogli un colpo di pistola al polpaccio. Per quell’agguato, l’anarchico è condannato a dieci anni e otto mesi di carcere. Mentre è in prigione, viene anche accusato di aver piazzato, nella notte tra il 2 e il 3 giugno 2006, due bombe artigianali a “basso potenziale” in un cassonetto vicino alla scuola per carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo. La loro esplosione non ha causato né morti né feriti.

Per questa nuova accusa, Cospito è stato condannato ad altri 20 anni di carcere per “strage comune”, ma solo nel maggio del 2022 viene inserito nel 41bis, ovvero “il carcere duro”: è il primo carcerato per motivi politici ad entrarvi. Per giunta, nello stesso anno, la Corte di Cassazione ha ripescato per lui il reato di “strage politica”, un reato molto più grave che chiama in causa la “sicurezza dello Stato”, sulla base dell’articolo 285 del codice penale: un articolo “dormiente”, stilato nel 1930, e mai utilizzato nell’Italia democratica in quanto strumento tipico del regime fascista, che prevede la pena di morte o l’ergastolo ostativo. L’articolo 285, risalente ad un regio decreto di era fascista, viene invocato per un reato che non ha causato né morti né feriti.

I giudici hanno equiparato la Fai-Fri (Federazione anarchica informale-Fronte rivoluzionario internazionale) a una struttura verticale e gerarchica come la criminalità organizzata di stampo mafioso, tuttavia il presunto leader insurrezionalista, pur continuando a inviare dal carcere articoli ad alcuni giornali della sua area, fin dal 2013, ha dimostrato di non avere un grande seguito. Ad oggi, i documenti inviati, in cui Cospito invitava esplicitamente “a continuare la lotta contro il dominio con mezzi violenti ritenuti più efficaci”, non hanno scatenato “stragi, saccheggi o devastazioni (di cui parla l’art. 285), e nessuno si è accorto del “pericolo anarchico”. Eppure nel maggio 2022 la ministra Cartabia ha ritenuto Cospito un pericolo letale per lo Stato e, invece di una semplice censura alla sua posta, gli ha affibbiato il 41 bis.

Il rischio di Cospito è di ottenere il 4-bis (ergastolo ostativo), che è diverso dal 41bis.

Alfredo Cospito

Il 4-bis impedisce alle persone condannate all’ergastolo di accedere alla libertà condizionale e ai benefici penitenziari, come i permessi premio, il lavoro all’esterno e la semilibertà.

Il 41bis prevede l’isolamento quasi totale: due ore d’aria al giorno, contro le quattro degli altri carcerati; un colloquio di un’ora al mese, invece di sei, e solo con i familiari, separati da un vetro; la sorveglianza 24 ore su 24; il controllo della posta; la registrazione delle telefonate e degli incontri. Vivendo in questo modo, la rieducazione del carcerato è impossibile, va a violare il concetto di dignità ed è una forte compressione alle libertà e alle esigenze primarie.

Alfredo Cospito è in sciopero della fame dal 19 ottobre 2022 e dal 12 febbraio 2023  è stato trasferito dal centro clinico del carcere di Opera di Milano, dove era detenuto da fine gennaio, al reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale San Paolo di Milano per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute (Cospito ha perso quasi 50 chili).

Il caso Cospito ormai è sulla bocca di tutti, compresi gli organismi internazionali per la tutela dei diritti dell’uomo, forse era questo il suo vero scopo.

Cospito è comunque un criminale, che ha sparato ad un uomo e ha fatto esplodere degli ordigni, ma  protesta contro un regime definito disumano che lo sta facendo apparire quasi come un martire: vi sono state proteste in tutta Italia che sono  arrivate sino a Barcellona, con frasi scritte su manifesti come “Cospito libero” o “al fianco di chi lotta”.

Non deve essere condannato al 41 bis, nè al carcere ostativo, perché è una pena ingiusta per il suo reato.

E’  giusto,  invece, rivedere il 41bis, visto che aveva lo scopo di interrompere i legami tra i mafiosi e il mondo esterno e da allora molto è cambiato, e in più il 41bis è una pena che viola i diritti del carcerato.