ASSANGE LIBERO 2

JULIAN ASSANGE E LA LIBERTÀ DI STAMPA.

-Fra i contemporanei poche persone evocano un misto di ammirazione e controversia come Julian Assange. Fondatore di WikiLeaks, Assange è diventato una figura centrale nel panorama politico e mediatico globale, noto per la sua dedizione alla trasparenza e alla libertà di informazione, ma anche per la persecuzione subita dagli USA e le lunghe battaglie legali.

La diffusione delle informazioni di WikiLeaks ha portato due atteggiamenti molto opposti, da una parte il potere americano ha denunciato il presunto danneggiamento della sicurezza nazionale e l’insufficiente censura delle informazioni sensibili; mentre i più hanno lodato le rivelazioni come un atto di coraggio e un’esposizione della verità. Questo ha scatenato un’altra serie di dibattiti sulla sua situazione legale, con alcuni che lo considerano un eroe della libertà di espressione e altri che lo ritengono un fuggitivo dalla giustizia. L’incarcerazione di Assange ha alimentato un intenso dibattito sulla libertà di stampa e sui diritti umani, con molti sostenitori di Assange che lo ritengono vittima di persecuzione politica e altri che credono che debba rispondere delle accuse contro di lui davanti alla legge.

Indipendentemente dalle opinioni personali su Julian Assange, la sua storia solleva questioni importanti riguardanti la libertà di informazione, la trasparenza governativa e i limiti del potere statale. Il suo lavoro con WikiLeaks ha contribuito a rivelare verità scomode e a innescare discussioni cruciali su questioni politiche e sociali di portata mondiale. Tutte le più grandi organizzazioni per la difesa dei diritti umani e della libertà di stampa chiedono di non estradare Assange e di liberarlo.

È la prima volta che gli Stati Uniti incriminato un giornalista con l’Espionage Act, non facendo distinzioni tra i traditori, che passano documenti segreti al nemico, e i giornalisti che li rendono pubblici per informare la popolazione di gravi crimini di Stato, che l’opinione pubblica ha il diritto di conoscere. La riservatezza di uno Stato è una cosa normale, ma ciò non deve coprire crimini di guerra, crimini contro l’umanità o violazioni di massa di diritti umani. Se Assange venisse estradato, il messaggio che arriverebbe a ogni Stato, anche quelli dittatoriali, è che è possibile perseguitare ed estradare i giornalisti che rivelano informazione veritiere riguardanti rivelazioni di crimini. Così facendo risulterebbe che gli Stati Uniti stiano cercando un altro modo per reprimere la libertà di stampa, mettendo in discussione i valori democratici che ci definiscono come società libera e aperta. È essenziale che la comunità internazionale si unisca per difendere Assange e sostenere la libertà di stampa in tutto il mondo, perché senza di essa, Il principio di democrazia stessa sarebbe falso.

La carriera di Julian Assange come attivista e informatico ha guadagnato fama internazionale con la fondazione di WikiLeaks nel 2006. Attraverso questa piattaforma, Assange e il suo team hanno resi pubblici oltre 700 mila documenti diplomatici statunitensi, molti dei quali etichettati come “confidenziali” o “segreti”, riguardanti crimini di guerra in Afganistan e Iraq, abusi di potere e corruzione a livello governativo. Pochi mesi dopo, Assange è stato accusato di aggressione sessuale da due donne in Svezia, accuse mai dimostrate che cadranno nel 2017. Dopo un periodo di battaglie legali e controversie, Assange si rifugia nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra nel 2012, dove di fatto si trova a vivere in una sorta di detenzione domiciliare per quasi sette anni, per evitare l’estradizione in Svezia e, successivamente negli Stati Uniti. Nel 2019 Assange è stato arrestato dalla polizia britannica dopo che l’asilo politico concesso dall’Ecuador era stato revocato. È stato processato per violazione delle condizioni della libertà vigilata nel Regno Unito e per la richiesta di estradizione negli Stati Uniti, dove rischia una condanna fino a 175 anni di carcere per presunte violazioni della legge sullo spionaggio. Assange, trasferito nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, subisce l’iter processuale per la sua estradizione negli Stati Uniti. Dal 2018 la sua salute ha iniziato a peggiorare, a tal punto che nel 2019 le autorità penitenziarie hanno deciso di trasferirlo nel reparto ospedaliero. Negli anni successivi la salute di Assange è peggiorata ulteriormente, tra la contrazione del Covid e altre patologie che ne hanno pregiudicato lo stato psicofisico, impedendogli di partecipazione ad alcune udienze. Come l’ultima, quella del 20 febbraio, in cui Assange non si è visto.

Julian Assange rimane una figura polarizzante il cui impatto e il cui legato continueranno a essere discussi e analizzati per anni a venire. Indipendentemente dall’esito del suo caso legale, la sua storia serve da richiamo alla necessità di difendere i principi democratici e i diritti fondamentali, nonché il diritto-dovere dei media nel portare alla luce la verità sui governi. Non possiamo permettere che Assange venga estradato, perché ciò potrebbe diffondere un clima di paura e intimidazione fra i giornalisti. Questo minaccerebbe la vitalità della democrazia e il diritto dei cittadini di essere informati su questioni di interesse pubblico.