L’Italia, Repubblica che tutela le diseguaglianze, “casca” con la scuola!

Un sistema scolastico inadeguato che amplifica le disparità e compromette il futuro del Paese.

La Costituzione Italiana, con l’articolo 3, afferma che “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Tuttavia, questo principio non trova piena applicazione in ambito scolastico. Gli studenti con disabilità, BES (Bisogni Educativi Speciali), PDP (Piano Didattico Personalizzato) e gli studenti stranieri sono spesso percepiti “diversi” o addirittura etichettati come “mostri”. Galli della Loggia, noto editorialista, attacca disabili e stranieri facendo percepire lo schifo fisico dei corpi diversi e l’orrore della mescolanza. Non è chiaro quale sarebbe stata la sua posizione riguardo ai docenti e ricercatori disabili. Tra gli esempi di scarsa considerazione per la “diversità” vi sono strutture scolastiche non sempre accessibili, difficoltà nella comprensione delle lezioni, un ritmo didattico troppo elevato che non tiene conto delle esigenze di tutti gli studenti e la mancanza di collaboratori scolastici in numero adeguato. A ciò si aggiungono problemi di bullismo, purtroppo ancora troppo frequenti.

L’istruzione italiana, basata sulla competizione, spesso favorisce studenti provenienti da contesti socio-economici più elevati. Come scrive Tommaso Montanari: “pesa più la condizione sociale di quanto non pesi il riscatto dello studio”. Il clima scolastico è diventato sempre più teso e mostra dinamiche che possono risultare ostili. La corsa ai voti sembra prevalere sull’importanza dell’apprendimento, e la competizione per essere considerati i migliori può essere controproducente, portando alcuni studenti a perdere motivazione e interesse. Le famiglie e l’istituzione scolastica sono la composizione perfetta per confondere e svogliare lo studente che non conosce più i suoi obiettivi e le sue aspirazioni.

L’aumento del 25% dei NEET (Not in Education, Employment or Training) è strettamente collegato a queste dinamiche. I NEET sono individui spesso considerati “non attivi”, con la tendenza all’ isolamento, che può sfociare in condizioni psicologiche gravi come “hikikomori”, ovvero TOTALE isolamento da tutto e da tutti. Con questo termine giapponese hiku (tirare indietro) e komoru (ritirarsi), letteralmente stare in disparte, isolarsi, si indicano coloro che decidono di ritirarsi completamente dalla vita sociale, rinchiudendosi in casa, addirittura confinati nella propria stanza. I NEET rappresentano una fase preliminare di questo isolamento sociale patologico, meno evidente, ma pur sempre grave. Alcune scuole italiane stanno iniziando a istituire i “NEET point”, ovvero strutture volte al sostegno dei giovani con il fine di migliorare la condizione della salute mentale e il benessere degli studenti.

Riprendendo le parole di Don Milani “Se si perdono i ragazzi più difficili la scuola non è più scuola. É un ospedale che cura i sani e respinge i malati”, è necessario coltivare iniziative concrete con cui la scuola italiana possa finalmente aprirsi al cambiamento e diventare un luogo di vera inclusione e crescita per tutti gli studenti; d’altronde “Quando avete buttato nel mondo d’oggi un ragazzo senza istruzione avete buttato in cielo un passerotto senza ali” (Don Milani). Infatti, “l’istruzione è l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo” (Nelson Mandela).