Dobbiamo salvare la bellezza

Il patrimonio artistico è il luogo dove si concentra lo spirito di un popolo, ed è quindi qui che l’uomo entra in contatto coi suoi avi ma, allo stesso tempo, coi suoi figli, con le imprese gloriose del passato e con le speranze, i pensieri del futuro, superando la distanza temporale attraverso un’identità di spazio e sentimento che non annulla le differenze ma, al contrario, le mette a confronto, le interroga, le fa convivere rendendole, così, arte.

Il rapporto con questo patrimonio è fondamentale, soprattutto in un periodo come quello attuale, nel quale “la dittatura totalitaria” agisce in modo subdolo, imponendo un modo di pensare che condiziona le persone, connaturandosi in loro senza che ve ne sia consapevolezza, fino a renderle schiave. L’unico modo per riappropriarci della libertà interiore, ovvero per rompere tutti i condizionamenti interni che noi stessi ci diamo, è ampliare i nostri orizzonti, riuscire a capire che esiste una realtà più vasta rispetto a quella racchiusa nel nostro io, una realtà che si estende nei diversi luoghi e tempi, nelle diverse epoche, nei diversi popoli e nelle diverse culture, nei diversi modi di pensare; per riuscire a riappropriarci della libertà di cui noi stessi ci siamo privati, è necessario andare in profondità, non accontentarsi delle “breaking news” che ci vengono fornite, cercare di andare oltre le apparenze e comprendere il significato più profondo che sta dietro alle cose.

Il passato che ci viene somministrato attraverso i media, in particolare attraverso la televisione, ci fa sentire apparentemente bene, ci rende realizzati, crea in noi una felicità illusoria che ci appaga, ed è proprio questo il fine della “dittatura totalitaria” del presente, ovvero l’indurre le persone ad accontentarsi e a non cercare più nulla, a differenza dell’arte, che fa sì che l’uomo entri in contatto con le proprie debolezze e fragilità e che arrivi quindi alla consapevolezza del fatto che è un essere finito, un essere non eterno, che però aspira, al tempo stesso, all’infinito, ed è proprio a partire da questo dissidio che si sviluppa il processo del progresso, il processo infinito di ricerca della propria libertà di spirito.

Pertanto, mentre la situazione di apparente appagamento, resa tale anche a causa delle numerose tecnologie che facilitano la vita quotidiana, è una situazione sterile, l’atteggiamento che nasce dalla presa di coscienza della nostra piccolezza è quello che ci rende davvero grandi, e che ci sprona alla realizzazione di qualcosa che rimarrà vivo anche in futuro, in quanto questa situazione di piccolezza appartiene e apparterrà per sempre all’uomo.

Si può quindi affermare che la celebre frase di Dostoevskij <<la bellezza salverà il mondo>> acquisirà valore solamente dal momento in cui l’uomo si renderà conto di tale bellezza, si renderà conto del fatto che ciò che deve essere tutelato, protetto, conservato, non è l’effimero, ciò che produce utilità nel contingente, ma, al contrario, l’eterno, ovvero ciò che appaga l’anima e la rende immortale: la bellezza non salverà nulla se non saremo noi a salvare la bellezza.

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