È TUTTA QUESTIONE DI NICOTINA

Ognuno di noi ha qualche difetto. E’ una certezza. A detta di tutte le persone che mi conoscono, io ne incarno parecchi, d’altro canto la perfezione non esiste. Tuttavia ce n’era uno che fino a qualche settimana fa emergeva su tutti gli altri: il fumo, uno dei vizi dell’uomo più stupidi ma allo stesso tempo più insidiosi. Già, ho deciso di pubblicare il mio primo articolo proprio su questo argomento. I motivi sono molto semplici: in primis perché non mi ritengo in grado di trattare argomenti di grande spessore quali la guerra in Ucraina, il Covid o l’inquinamento senza annoiarvi a morte, poi per la mia volontà di scrivere un testo riguardo una mia esperienza personale che possa tuttavia contribuire a consegnarvi un insegnamento.

Ebbene, la mia storia d’amore con le sigarette percorre quasi tutta la mia vita. E sì, possiamo definire proprio in questo modo il nostro rapporto: c’è stata la fase di corteggiamento, il primo bacio, il fidanzamento e infine la separazione. Dunque, proverò a ricostruire questa travagliata relazione per soffermami in particolar modo sull’ultimo periodo, quando decisi che quella precisa Dunhill International sarebbe stata la mia ultima sigaretta.

Allora, partiamo dall’inizio. Dovete sapere che tutti nella mia famiglia fumano o hanno fumato. Posso affermare di essere cresciuto con l’odore del fumo: era impregnato nei miei vestiti, nelle pareti della casa dei miei nonni, nei libri che leggevo e addirittura in alcuni miei peluches; quando avevo due o tre anni, mia nonna mentre mi teneva in braccio accendeva la sua immancabile sigaretta e ogni volta che ancora adesso ci troviamo a dialogare sembra non essere in grado di formulare un discorso di senso compiuto senza una nube grigia che avvolga la conversazione. Mia madre e mio padre, per fortuna, fumavano sul balcone. Ma io li osservavo e, giorno dopo giorno, quell’odore e quella gestualità mi affascinavano sempre di più. Insomma, se quello che dicono è vero, cioè che i figli dei fumatori hanno il doppio delle possibilità di iniziare a fumare, il mio caso non risulta un’assurdità.

La sigaretta mi ha corteggiato per circa tredici anni, poi cedetti. A una festa organizzata per la fine delle medie, una mia amica mi offrì una Winston Blue. Sapevo, dentro di me, che quelle foglie di tabacco, racchiuse in quel sottile cartoncino bianco, mi sarebbero piaciute da impazzire ma allo stesso tempo non avevo la minima intenzione di divenire schiavo di un simile vizio. Alla fine, però, vinse la curiosità di provare una cosa nuova. E così la sigaretta riuscì a baciarmi e la nicotina entrò per la prima volta nel mio corpo. C₁₀H₁₄N₂: è questa la sua formula. Ed è proprio questa sostanza la peggiore nemica di ogni persona che vuole smettere di fumare. E’ lei la principale colpevole della dipendenza che nasce dal fumo.

Ad ogni modo, proseguendo con la storia, la nostra vera e propria relazione ebbe inizio successivamente. Stranamente quella Winston Blu rimase un caso isolato e riuscii a non prendere il vizio fino all’estate in cui festeggiai i miei quindici anni: tutta la mia compagnia aveva iniziato a fumare, dunque, per pura stupidità, cominciai anch’io. Fino ai diciassette anni me la cavai abbastanza bene: chiedevo qualche sigaretta ai miei amici alle feste e non le compravo. Nell’ultimo anno, invece, le cose sono cambiate. Era nato un vero e proprio “culto del fumo”: cercavo i tabacchi più pregiati, non leggevo un libro senza una Dunhill fra le dita e, quando uscivo alla sera nel weekend, impazzivo se avevo dimenticato di comprare il pacchetto. Inoltre, in quel fumo grigiastro vedevo dissolversi le mie preoccupazioni, le mie ansie, i miei problemi: la sigaretta mi aiutava, c’era poco da discutere. E poi non posso negare che fumare mi piaceva e non poco. Anche ora, nonostante abbia smesso, mi manca, eccome se mi manca. Qualche mese fa, però, non m’importava un accidente delle sue conseguenze disastrose: trovavo conforto in quel maledetto tubicino sottilissimo di carta. A scuola ci facevano leggere articoli su articoli, vedere immagini su immagini contro il fumo, ma neppure due polmoni neri come la pece, malati di cancro, riuscivano a farmi cambiare idea: arrivavo a casa, aprivo la finestra e mi accendevo la sigaretta. La principale colpevole di questa mia negligenza non poteva che essere lei: C₁₀H₁₄N₂. Oltre che del mio corpo, la nicotina s’era impadronita anche della mia coscienza.

Nonostante ciò, io stavo bene, o perlomeno credevo così. E’ questo l’aspetto tragico del fumo: maschera tossicità e malvagità con brevi momenti di sollievo e tu fumatore ti concentri solo su questi, trascurando tutto ciò che comportano. Così la nostra storia d’amore continuava e io mi consideravo felice. Tuttavia la mia amante bramava di avere sempre più controllo su di me. E così si arrivò al periodo critico in cui fumavo dai tre ai quattro pacchetti alla settimana: se dal lunedì al giovedì me la cavavo con quattro o cinque sigarette al giorno, dal venerdì alla domenica ero capace di fumarne venti o venticinque ogni sera. Questa situazione durò per alcuni mesi fino a quando decisi di dire basta. Già, proprio in questo modo, di punto in bianco. Sabato 19 novembre 2022 alle 02:30 di notte decisi che quella che avevo fra le labbra sarebbe stata la mia ultima sigaretta. I motivi sono differenti: in primo luogo ho iniziato a riscontrare diversi problemi alla mia salute, quali affaticamento eccessivo, raffreddori molto più lunghi, tosse perenne e qualche lieve crisi respiratoria. Il secondo motivo è strettamente legato alla voglia di vivere il più a lungo possibile e nel migliore dei modi: difatti, in fondo, noi umani, nonostante le nostre continue negazioni al riguardo, amiamo follemente questa vita. Dunque, non mi sembrava corretto porla in secondo piano rispetto a una dipendenza così inutile e dannosa.

Insomma, questo articolo non vuole essere un imperativo riguardo lo smettere di fumare, ma un invito al provarci. Io stesso forse fra pochi giorni ci potrei ricadere, chi lo sa. Potreste vedermi fra una settimana accendermi la mia solita Dunhill prima di entrare a scuola come se non avessi scritto tutte queste righe. Tuttavia vi prego di considerare che ogni sigaretta fumata, secondo alcuni studi, equivale a circa 11 minuti di vita persi, che in Italia sono attribuibili al fumo di tabacco circa 93.000 morti, che 1.2 degli 8 milioni di morti annuali per fumo non è fumatore, ma è contaminato dal fumo passivo. Quindi, ragazzi, spero che questi pochi dati e le mie parole possano indurvi a tentare di abbandonare il fumo. Alla fine è tutta questione di nicotina: o riesci a combattere la dipendenza da lei provocata oppure diventi suo schiavo. Ricordiamoci, però, che in larga parte dovremmo essere noi i padroni del nostro destino, non lei. E fidatevi, vivrete bene anche se ‘’divorzierete’’ dalla sigaretta: troverete un modo più adatto per combattere l’ansia, una compagnia migliore per le serate noiose e un’amante meno crudele per la vita.