Gli scacchi sono più di un gioco

Gli scacchi sono un gioco che sta avendo successo nella cultura moderna nonostante vanti oltre due millenni di storia. Sono un gioco di mente, di strategia che appassiona tanto i giovani. In questo articolo voglio darvi una visione degli scacchi dalla prospettiva delle persone, perché questo gioco non si limita alla vittoria e alla sconfitta ma riesce a trasmettere emozioni, ha la forza di far riunire tante persone intorno a una semplice scacchiera. Gli scacchi sono sempre stati la mia passione e spero che con questo articolo io possa trasmettervi la mia dedizione e la mia passione verso questo gioco.

Le emozioni contano più del gioco

Gli scacchi sono un gioco tranquillo che fa parlare le mosse compiute piuttosto che le parole, inoltre va oltre il divertimento e regala tante emozioni come la gioia della vittoria, l’amarezza della sconfitta, la tensione snervante del momento in cui ci si rende conto di essere a un momento decisivo, la fierezza di aver trovato la mossa giusta al momento giusto, e il rimpianto per non esserci riusciti. Queste emozioni non sono legate solamente al gioco ma ti preparano ad affrontare la vita, ti insegnano ad andare avanti nonostante gli errori e provare queste emozioni forti in un gioco rende più padrone delle proprie emozioni nella vita.

Alechin, un maestro di scacchi, descrive la sua esperienza negli scacchi con questa frase: “Grazie agli scacchi ho temprato il mio carattere, perché questo gioco ci insegna ad essere obiettivi. Non si può diventare un Grande Maestro se non si impara a conoscere i propri errori ed i propri punti deboli, così come nella vita.” Ecco la filosofia degli scacchi raccontata da questa frase: per poter affrontare i confronti con le persone bisogna saper gestire le proprie emozioni, sia nel gioco e soprattutto nella vita.

Gli scacchi favoriscono lo studio e la socializzazione

La pratica degli scacchi aiuta nell’acquisire delle capacità che servono ai giovani non solo a migliorare il loro rendimento a scuola, ma anche a orientarsi meglio nel mondo che li circonda, favorendo la socialità, il rispetto delle regole, la capacità di concentrarsi e gestire il tempo, e molte altre doti che saranno utili al momento di entrare a pieno titolo nella società. 

I benefici degli scacchi sul rendimento scolastico sono indagati da tempo, al punto che è viva la discussione sulla possibilità di inserirli come materia obbligatoria, scelta che molti sconsigliano, perché sostituirebbe il dovere al divertimento, e probabilmente vanificherebbe gran parte dei vantaggi. Sembra accertata ad esempio la loro utilità nel favorire l’apprendimento della matematica, come spiega Giovanni Sala, Assistant Professor presso l’Institute for Comprehensive Medical Science della Fujita Health University, in Giappone, e autore, con Fernand Gobet, di un’ampia metanalisi degli studi fatti a livello mondiale su questo argomento. Prima di tutto però, bisogna sgomberare il campo da un pregiudizio: gli scacchi non fanno diventare più intelligenti: «Se per “intelligenza” si intende la capacità cognitiva in generale o l’intelligenza fluida, cioè l’abilità di risolvere problemi non verbali nuovi indipendentemente dal contesto, la risposta è no», precisa Sala. Gli scacchi non sono necessariamente un mezzo per diventare più intelligenti, ma le persone più “dotate” o più intelligenti sembra che apprezzino maggiormente il gioco e le sue meccaniche. Sicuramente il gioco aiuta a sviluppare delle conoscenze matematiche, l’orientamento nello spazio o la previsione e l’intenzione dell’avversario dietro le sue mosse. Questo non vuol dire che gli scacchi risultino divertenti esclusivamente ai ragazzi che sono appassionati di matematica o di geometria. Gli scacchi possono diventare un passatempo piacevole soprattutto se si hanno degli amici con cui divertirsi. Il gioco è oggetto di riflessione, non esiste il giusto o lo sbagliato ma semplicemente un mezzo per condividere le proprie idee e visioni di gioco.                                                                                                                       Gli scacchi stanno prendendo piede anche in alcune nuove scuole multietniche, perché grazie alla loro universalità possono diventare un linguaggio comune tra ragazzi che magari fanno fatica a socializzare tra loro o non parlano la stessa lingua. In questi contesti il gioco ha una valenza aggregativa, perché permette di rompere il ghiaccio anche con persone con cui normalmente non riusciresti a comunicare.  A dimostrazione che gli scacchi, al contrario degli stereotipi, non sono un gioco per «cervelloni», ma anzi possono aiutare chi ha difficoltà scolastiche di ogni genere, c’è un’esperienza riportata dalla psicologa Maria Rosa Fucci e dal neuropsichiatra Roberto Miletto nel libro ‘’A scuola con i re’’, di Giuseppe Sgrò, che costituisce al momento la migliore raccolta in lingua italiana delle ricerche sui benefici cognitivi e comportamentali degli scacchi. Ebbene, a Pomezia, a un gruppo di ragazzi Bes, vale a dire con bisogni educativi speciali, è stato insegnato a giocare a scacchi, con risultati eccellenti, sia a casa sia a scuola. «Il comportamento», dicono i due ricercatori, «è modificato in modo netto, per tutti. A scuola vengono ora regolarmente con il materiale, poi si mettono più facilmente in gioco, aprono i libri, affrontano le richieste con meno preoccupazione dell’errore possibile, tollerano meglio le frustrazione; l’attenzione è incrementata, i compiti tendono a essere portati a termine, c’è un maggior uso del diario».

E’ azzardato dire che giocando a scacchi si diventa più intelligenti, anche perché cosa significhi essere intelligenti è difficile dirlo. Tuttavia, gli scacchi fanno bene al cervello e possono insegnare molte cose: disciplina, pazienza e fiducia nelle proprie capacità. In qualche modo, temprano il carattere. Aiutano anche ad essere più concentrati, creativi e a ragionare in modo strategico.                                                  Anche per questi di motivi, nel 2012 il Parlamento Europeo ha presentato un documento ufficiale con cui invita le scuole dell’Unione a insegnare a tutti gli studenti il gioco degli scacchi. In Spagna è già materia obbligatoria (applicata da alcune Regioni), in Romania facoltativa, mentre in Italia è un progetto ancora da mettere in pratica. Queste iniziative sono importanti ma non devono per alcun motivo spegnere l’entusiasmo e la passione per gli scacchi. Allenare la mente va bene, ma funziona soltanto se ci si diverte a farlo.                                                                      Quindi trovate una scacchiera e qualcuno con cui giocare e divertitevi!

Adeo Hitaj