Generazione del telefono fisso o che fissa il telefono?

I social, già da qualche anno, hanno sostituito completamente i vecchi giochi all’aria aperta. Sono veramente pochi i ragazzi che abbandonano il computer per andare a fare una partita a pallone con gli amici. Negli anni ‘80 era il contrario: era molto raro che qualcuno restasse a casa a giocare da solo. E’ vero, non c’erano le tecnologie attuali con cui si possono trovare tanti giochi virtuali, ma non era divertente come passare un pomeriggio a girovagare in bicicletta oppure giocare a calcetto nel cortile di casa con i vicini. I ragazzi degli anni ‘80 stavano molto di più fuori di casa e all’aria aperta.

Ora, la routine, è diventata: pubblicare foto e stories su Instagram per dimostrare che si esce, chattare su WhatsApp perché è faticoso uscire e girare video su Tik Tok per far vedere che si sa ballare. I ragazzi non si danno più appuntamenti nella piazza del paese ma

alle 3 del pomeriggio su Fortnite. Quando si sta tutti insieme, non si gioca più a Monopoli, ma alla Play, oppure si guardano video su YouTube. I bambini imparano a parlare guardando i cartoni animati e non più il dialetto a casa della nonna.

Noi, nati negli anni 2000, siamo la generazione tecnologica, che se ha a disposizione un pomeriggio, lo passa a fissare il telefono. Siamo quelli che vedono i bambini di 3 anni accendere il tablet e scaricare video dei cartoni. Siamo quelli che se avessero a che fare con una cabina del telefono, probabilmente non saprebbero come usarla. Siamo quelli che se ci dicono che 30 anni fa la musica si ascoltava con il walkman e le cassette, non sappiamo cosa voglia dire. Siamo quelli che senza telefono non possono vivere. Siamo gli schiavi dei social.

Forse è vero quello che diceva il filosofo statunitense Henry David Thoreau: ”Gli uomini sono diventati gli strumenti dei loro stessi strumenti “. Oramai la nostra vita la viviamo incollati al telefono.