Il Neorealismo: Uomo, Solidarietà, Speranza

Il Neorealismo è una corrente letteraria sviluppatasi nell’immediato dopoguerra (tra il 1945 e il 1950) partendo dalla necessità – comune e coincidente, ma solo casualmente diffusissima – di un “ritorno alla realtà” dopo l’aspra censura effettuata dal regime fascista nel ventennio appena concluso.

L’uomo, nella produzione è al centro: a livello retorico non sono mai presenti ampie descrizioni di paesaggi o oggetti – a parte in rati casi come ne “Il carcere” di Pavese, in cui il luogo è però strettamente legato al mondo d’essere dall’autore – ma si concede ampio respiro al racconto degli avvenimenti e egli individui, come ne “La luna e i falò” dello stesso autore, in cui ai luoghi sono strettamente legati i ricordi del protagonista.

“Uomo” è però anche scelta, in questo caso politica, che durante la guerra non può che culminare nella Resistenza. scegliere vuol dire essere partigiano. Il tema viene ampiamente sviluppato da tutti gli autori più importanti della corrente: Beppe Fenoglio, di cui si cita “Una questione privata” e “Il Partigiano Johnny”, Cesare Pavese con “Prima che il gallo canti”  e “La luna e i falò” e Italo Calvino ne “Il sentiero dei nidi di ragno”. A questi può essere aggiunto il romanzo storico “Oltretorrente” dello scrittore contemporaneo Pino Cacucci.

È necessario precisare, però, che nell’immediato dopoguerra l’Italia ha visto il nascere del più grande grande partito comunista d’Europa, che seppur non censurando, non vedeva di buon occhio coloro che lo mettevano sotto cattiva luce; molti artisti furono quindi restii a narrare anche i lati oscuri della lotta partigiana. Al contrario, Fenoglio non ha avuto scrupoli e ne “Il partigiano Johnny” descrive la Resistenza composta “da brigate disorganizzate e male armate”, tanto da definirsi “In the wrong sector of the right side”.

Pavese, come uomo pensante e scegliente, decide di attuare una “non scelta”, non tanto di idee quanto di azione. Egli infatti, prima perché esiliato in sud Italia a causa degli ideali antifascisti, poi rifugiatosi nella sua casa sulle colline di Torino, non prenderà mai parte alla Resistenza, sebbene “la faccia con la penna”, attraverso una fertile produzione di romanzi, che però raccontano di persone che, come lui, la guerra non l’hanno mai combattuta. L’opera più rappresentativa è quindi “Prima che il gallo canti”, un’autobiografia romanzata in cui nella prima parte si racconta l’esilio di Stefano nel meridione, a Brancaleone Calabro, e successivamente di Corrado che si ripara in una casa su una collina sopra Torino.

Calvino tenta un approccio differente: ne “Il sentiero dei nidi di ragno” il protagonista Pin si avvicina ai partigiani perché incuriosito, ma racconta la vita che successivamente conduce con gli occhi di un bambino, senza quindi affrontare personalmente il tema politico. Sono infatti due altri personaggi, Kim e Ferriera, che ne discutono nel capitolo IX. In questo romanzo, ad eccezione del passo appena citato, compare l’aspetto l’aspetto strettamente personale dei personaggi, distaccandosi da quello ideologico.

Cacucci in “Oltretorrente” tratta della resistenza in modo canonico, se non fosse che il romanzo è ambientato a Parma nel 1922, luoghi e tempo atipici rispetto all’immaginario comune della Resistenza. ciò fa riflettere sul fatto che questa lotta non sia stata combattuta solo tra l 1943 e il 1945 in Italia, ma anche in epoche e nazioni differenti. Gli uomini nei suoi romanzi non sono mossi da ideali di minor peso rispetto a quelli Fenogliani, con la differenza che molte volte i protagonisti dei romanzi si battono per una causa giusta, sì, ma persa in partenza. È il caso di John Riley in “Quelli del San Patricio”, che tenta di fronteggiare con un battaglione male armato il potente esercito statunitense.

Ideale molto forte nella produzione neorealista è anche quello della speranza, intesa come il desiderio utopistico di un mondo migliore, ottenibile perlopiù attraverso rivolte per la rivendicazione dei propri diritti. Romanzo vertice di questo tema è “Metello” di Pratolini, in cui si narrano i moti degli operai a Firenze, che chiedono condizioni lavorative migliori.