“Israele e Palestina: Quando la Vittima Sembra l’Aggressore”

Negli ultimi sei mesi, i media hanno focalizzato l’attenzione sul conflitto israelo-palestinese, attribuendo l’origine di tutto al 7 ottobre e dimenticandosi, così, dei settant’anni di oppressione subiti dal popolo palestinese. 

Chi utilizza l’attacco di Hamas per attribuire ai palestinesi l’intera colpa di ciò che sta accadendo ignora completamente il contesto storico e le vicende avvenute ancora prima della nascita dell’organizzazione terrorista.

Quasi tutti i nostri mezzi di informazione insistono nel definire Israele la vittima, quando le prove del massacro di palestinesi sono davanti ai nostri occhi e internet è pieno di immagini condivise da giornalisti. Ci sono foto e video che mostrano come sia ridotta la popolazione e noi continuiamo comunque a ignorare tutto ciò. Come facciamo a ritenere vittima una sola parte, quando dall’altra le persone sono confinate in un territorio ristretto, private di risorse essenziali come acqua, cibo, elettricità e costantemente soggette a bombardamenti?

Pian piano la popolazione a causa dei bombardamenti è obbligata a spostarsi sempre più a sud e, continuando così, sarà espulsa dal proprio territorio. Come fa a non essere chiaro che l’obiettivo sia “liberare” la Palestina dai palestinesi?

L’unico modo di ottenere cibo è attraverso i convogli che lo portano, quando non vengono bloccati al confine con l’Egitto; ma anche questo si ritorce contro la popolazione palestinese: più di cento persone, radunatesi intorno ad uno di questi camion, sono state uccise da soldati Israeliani che hanno aperto il fuoco, tutto ciò è stato documentato da riprese dall’alto.

Oltre a questo, chi è rimasto nel nord di Gaza, impossibilitato a evacuare, è privo di ogni tipo di aiuto umanitario e bombardato sistematicamente da Israele; questa parte di popolazione, in tutto circa 700.000 persone, non ha più nulla da mangiare e sta morendo di fame.

Mentre nel caso dell’Ucraina, tutti erano pronti a schierarsi dalla sua parte, a definire Putin un “pazzo omicida” e a mandare armi “per permetterle di difendersi” (cosa che ha solo peggiorato la situazione), qui la popolazione palestinese sembra quasi essere abbandonata a sè stessa. E chi osa dire qualcosa sul massacro che sta subendo viene automaticamente etichettato come “antisemita”. Qual è il criterio che ci permette di scegliere quale popolo sia degno del nostro aiuto e della nostra compassione o quali persone meritino di morire più di altre? Come fa ad essere accettabile ignorare completamente lo sterminio di un popolo? 

C’è inoltre da considerare un dato preoccupante: in Ucraina, entrati nel terzo anno di conflitto, i morti fra i civili sono circa 10mila, mentre in Palestina, dopo appena sei mesi si è arrivati a quasi 35 mila, in gran parte donne e bambini. Ecco un video che fa capire quanto questo numero sia rilevante: https://www.instagram.com/reel/C3EVdBihoyS/?igsh=djloODQzd2NpNmx0

Nonostante ciò che Hamas ha fatto sia terribile, il modo giusto per “vendicarsi” non è sterminare l’intera popolazione palestinese. Con la scusa di voler uccidere i soldati di Hamas, vengono bombardati edifici di ogni tipo: case, scuole, ospedali, centri dell’ONU e convogli umanitari… Come fa ad essere una buona soluzione colpire nel mucchio o bombardare scientemente un ospedale stracolmo di profughi, malati, infermieri e medici, adducendo il pretesto che tra loro o sotto di loro ci siano dei terroristi?

L’unica soluzione è che il fuoco su Gaza cessi immediatamente, come previsto dalla risoluzione dell’ONU, e che i palestinesi riottengano le loro case e i territori che gli spettano.