La nascita della tecnica della Vaccinazione

A proposet, lustrissem, de vaccina: poesia di Carlo Porta - T'e capì?

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Alla fine del XVIII secolo un brillante medico e ricercatore inglese Edward Jenner mise appunto la tecnica della Vaccinazione come metodo per sconfiggere le malattie infettive impedendo il contagio dei soggetti sani.

Il 14 maggio 1796 egli innestò nel braccio di un bambino di 8 anni una piccola quantità di materiale infetto prelevato da una donna malata di Vaiuolo Vaccino, la forma di Vaiolo che colpiva i bovini e in forma cutanea anche gli allevatori. Il bambino non ebbe nessun disturbo e in seguito Jenner dimostrò che il piccolo era diventato immune alla forma umana del Vaiolo. A questa pratica venne dato il nome di “Vaccinazione”.

La comunità scientifica accolse con diffidenza questa nuova scoperta, infatti quando alla fine del 1796 Jenner inviò un articolo al Royal Society a Londra (descrivendo 13 casi di soggetti immunizzati al vaiolo bovino) che, però, rifiutò di pubblicarlo. Quindi Jenner lo fece successivamente a sue spese.

Questo fatto è emblematico di come nella comunità scientifica all’epoca vigesse un clima estremamente conservatore verso le nuove scoperte. Il metodo di Jenner ebbe tuttavia un ampia diffusione ed in breve tempo più di 100 mila persone furono “vaccinate” in tutta Europa. Nel 1805 Napoleone impose la “vaccinazione” a tutte le sue truppe ed un anno più tardi la vaccinazione fu estesa alla popolazione francese.

 Un passo decisivo per lo sviluppo dei Vaccini si ebbe grazie al chimico francese Louis Pasteur, ricercatore e studioso, considerato il fondatore della microbiologia. Egli si dedicò molto allo studio del Colera e del Carbonchio, ma ottenne risultati molto importanti soprattutto nello studio della Rabbia, infezione all’epoca sempre mortale. L’agente infettivo dell’idrofobia era un virus molto più piccolo dei batteri e pertanto invisibile ai microscopi dell’epoca, perciò la ricerca era molto difficoltosa.

Pasteur capì che il virus, una volta divenuto inattivo, poteva essere inoculato sotto la pelle dei cani che, al contrario di quelli non vaccinati, sopravvivevano dopo l’infezione. Questa terapia venne sperimentata con successo su diversi animali, finché fu provata per la prima volta il 6 luglio 1885 su un bambino di 9 anni morso da un cane ammalato e a sua volta colpito da idrofobia. Dopo 12 iniezioni e un’attesa di circa due settimana, nonostante l’incredulità della comunità scientifica, il ragazzo fu dichiarato guarito.

Il 1 marzo 1886, Pasteur poteva affermare davanti all’Accademia delle Scienze che, su 350 persone sottoposte al trattamento preventivo, c’era stata effettivamente una sola morte.

 In Italia le vaccinazioni furono introdotte verso la fine dell’Ottocento sull’esempio delle esperienze Europee. La prima vaccinazione ad essere introdotta fu quella antivaiolosa, resa obbligatoria dalla legge Crispi-Pagliani (1888). Nel 1939 venne resa obbligatoria la vaccinazione antidifterica entro i primi due anni di vita.

 Su questa base si sono successivamente introdotte le vaccinazioni contro le seguenti malattie: Difterite, Tetano, Poliomielite, Pertosse, Rosolia, Morbillo, Parotite, Epatite B, Haemophilus influenzale B, alcune di queste introdotte come obbligatorie.

 Una delle figure più importanti della storia moderna dei Vaccini è stata sicuramente quella di Albert Sabin, medico e ricercatore americano, di origine polacca, famoso per le sue scoperte sul virus della Poliomielite.

Fra il 1947 e il 1950, sviluppò una tecnica per ottenere un vaccino somministrabile per via orale che divenne la prima arma in tutto il mondo per la lotta alla Poliomielite. Sabin non volle mai benefici economici dalle sue scoperte e si rifiutò sempre di brevettarle, dicendo che esse “appartenevano a tutti i bambini del mondo”.