La rivalità

 

Agonismo è un termine di etimologia greca che significa lotta. Da sempre lo sport, la politica, la scuola hanno rappresentato luoghi in cui la competizione e il confronto tra due parti o posizioni costituiscono stimoli ed incentivi al miglioramento di sé. Anche nelle favole o fiabe, comunemente intese come fonte di insegnamento di valori e di morale per i bambini, vi è un personaggio definito antagonista, nemico da sconfiggere per giungere a lieto fine. Analogamente, nell’ambito scolastico una sana competizione volta al miglioramento di sé porta ad effetti positivi di crescita e maturazione del gruppo, anche grazie al confronto critico.

Nel caso in cui gli studenti avessero una mentalità infantile e immatura, questo “gareggiare” potrebbe avere sbocchi negativi, dando origine a comportamenti scorretti e altamente pericolosi, soprattutto nel periodo dell’adolescenza, come il bullismo nei confronti di persone più deboli, dovuto spesso alla gelosia.

Anche tra i militari, benché le regole siano ferree sono spesso accaduti casi di bullismo, anziché la più auspicabile collaborazione tra commilitoni. Ciò dimostra che l’istinto alla competizione è naturale, come diceva Darwin, attribuendolo alla legge dell’evoluzione. Lo spirito di gara dovrebbe in realtà tendere solo al miglioramento della specie.

Secondo Erasmo da Rotterdam, teologo, umanista e filosofo olandese: “cane non mangia cane; i feroci leoni non si fanno la guerra, il serpente non aggredisce il suo simile; vi è pace fra le bestie velenose. Ma per l’uomo non c’è bestia più pericolosa dell’uomo.” Gli eccessi gli estremismi non sono mai positivi, ma ci vorrebbe moderazione per ogni cosa.