La vicenda dimenticata del “Costa del Sol”

 

 

La Vecchia Darsena di Savona, che tutti noi conosciamo, cela una storia quasi mitica e con una sapore fantastico. 

Sicuramente molti dei nostri genitori hanno potuto osservare con i loro occhi le vicende del brigantino che, per più di 20 anni, occupò lo spazio della Piazzetta di alaggio, oggi riservata ai dehors dei ristoranti frequentati dai giovani Savonesi, i quali ignorano la storia passata.

 

Il “Costa del Sol”, un brigantino interamente di legno, con due alberi e lo scafo a bande orizzontali bianche e nere, è varato nel 1908, come nave da carico. E’ lungo 35 metri e largo 8, con 10 uomini di equipaggio. Negli anni ’60 del secolo scorso, viene acquistato da quello che diventerà il suo comandate, sino all’ultimo, Mylodanis Stravros: con la disponibilità di 24 posti passeggeri, dismette le rotte mercantili e inizia delle brevi crociere per diporto. Nella rada di Nizza verrà anche adibito brevemente a set cinematografico per qualche scena del film “Il Conte di Montecristo”…

 

Attracca a Savona nel 1973 con il suo equipaggio, per iniziare dei lavori di manutenzione, ma inizia a imbarcare acqua rischiando di affondare; quindi è tirato in secca nella Piazzetta di alaggio della Vecchia Darsena di Savona.

Da quel momento per il brigantino inizierà un percorso temporale, di più di 21 anni, che lo vedrà in secca in quel cantiere, diventando il simbolo dell’immobilismo Savonese di quegli anni.

Di tutto l’equipaggio rimarrà, come fedele guardiano, solo il capitano Mylodanis, che tenterà invano di far riprendere il mare alla sua nave, bloccata non solo dalle falle dello scafo ma anche dai problemi burocratici; inoltre furti e vandalismi nel corso del tempo lo danneggeranno irrimediabilmente.

Viene inoltre  messa in dubbio la reale nazionalità dell’imbarcazione: nonostante battesse bandiera Italiana, si appurò che era Panamense.

Il comandante Mylodanis si trasferisce in un piccolo appartamento vicino alla sua nave, in compagnia di un cagnolino e non demorde dall’idea di voler rimettere il “Costa del Sol” in navigazione. Si rivolge a tutti: banche, fondazioni, privati, purtroppo sempre con esito negativo.

Durante un’asta giudiziaria, alcuni partecipanti tentarono di aggiudicarsi la nave per scopi diversi dalla navigazione: trasformarla in una discoteca o in un ristorante galleggiante oppure in un museo della navigazione.

 

Nell’autunno del 1991, l’oramai anziano comandante, dopo tante battaglie muore per un arresto cardiaco, senza poter vedere la sua nave riprendere il mare.

Il brigantino passa in eredità alla vedova e alla sorella, oltre che alla compagnia di navigazione, la “Naviera Ouro Preto”, anche se il defunto, poco prima di morire, sembra abbia ceduto la nave a una compagnia di navigazione francese. La faccenda è controversa e tutti si oppongono alla rimozione e demolizione del natante, ma quando c’è da sborsare fior di quattrini per rimetterlo in mare, gli eredi si defilano.

 

Nel 1992 il Comune di Savona, firma un ordine esecutivo di demolizione per motivi di sicurezza pubblica, infatti, con l’assenza di un custode, il degrado della nave è aumentato e lo scafo è un covo di ratti e balordi.

Il costo della demolizione viene stimato intorno ai 200 milioni di vecchie Lire: un costo altissimo!

 

Nella notte del 13 aprile 1994, qualcuno appicca il fuoco a ciò che rimane del brigantino e un vasto incendio distrugge completamente il “Costa del Sol”, danneggiando in modo leggero anche le case accanto. Ci vogliono 6 ore di lavoro e diverse squadre di Vigili del fuoco in aggiunta ad una motobarca, con le lancie ad acqua, per spegnere l’incendio. 

Dopo due decenni di stazionamento, la nave va in fumo lasciando diversi strascichi: molti lamentano il fatto che le parti storiche della nave non siano state salvate per tempo e portate al Museo Navale di Pegli.

 

Nel 2014 un’Associazione savonese volle commemorare, a 20 anni dall’incendio, il brigantino; inoltre venne apposta una targa in ceramica sulla parete del caseggiato, a fianco allo scaletto della Piazzetta di alaggio della Vecchia Darsena, nell’augurio che i frequentatori odierni di questa riqualificata area, non dimentichino questa assurda vicenda.