Viaggio attraverso la linea d’ombra

 

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La vita, come esperienza, è un sottile intreccio di destino e volontà, una condizione che l’umanità non ha saputo definire, descrivere e addirittura comprendere. A volte si tratta solo di visione, i termini dell’analisi sono infinitamente più complessi.

Erasmo da Rotterdam affermava che nel corso dell’esistenza di un singolo aleggia sempre una vena di follia, che si manifesta in maniera evidente nella fanciullezza per poi svanire quando l’individuo diviene responsabile, pronto ad affacciarsi alla realtà, avviato verso la maturità e la condizione adulta.

Potrebbe essere questa la linea d’ombra, una nebbia di esperienze formative e di follia sempre meno presente che finisce per diradarsi, fino a svelare la vita pronta a mostrarsi.

La realtà allo stesso modo pervade l’uomo che impara a riemergere dalle prove, a respirare e a vivere.

Un viaggio solitario, perché individuale e unico per ognuno, ma allo stesso tempo tutti sono accomunati dall’essenza passeggera della linea d’ombra e percepiscono e affrontano, in modi soggettivi, il viaggio che ognuno vive, ha vissuto e vivrà.

Nell’immaginario collettivo la linea d’ombra può essere anche percepita come una sorta di porta universale non necessariamente riferita ad un tempo e uno spazio specifico che non riguarda soltanto una moltitudine di individui, ma anche di epoche e sensibilità, fino a sembrare quasi inconcepibile che esista qualcosa di così universalmente vissuto.

Nessuno può affermare di aver vissuto esperienze di un altro, ma la linea d’ombra non si idealizza come esperienza di per sé, bensì come un viaggio verso un mondo sconosciuto e imprevedibile.

Talvolta questo viene intrapreso perché giunti in un momento di necessario cambiamento, quando l’individuo inizia ad essere pronto, curioso ed impaurito di sperimentare la realtà che ha solo assaporato nell’immaginario, e giungere dall’altra parte è il compimento di un percorso insidioso che pone il soggetto a contatto con anfratti oscuri del mondo, non più mascherati da esortazioni alla prudenza, ma voluto, desiderato e in qualche modo ricercato.

La condizione è diversa, più vigliacca e disumana, quando sono le condizioni di vita, familiari o sociali a costringere l’individuo, magari totalmente impreparato e troppo giovane o immaturo, a rapportarsi troppo in anticipo con la realtà, precludendo quasi totalmente quello che dovrebbe essere il naturale percorso tra infanzia e maturità, generando spesso meccanismi di reazione agli stimoli che generano percorsi soggettivi imprevedibili a prescindere: estremi destinati a lasciare profonde, talvolta inguaribili cicatrici dell’animo.

In generale, lo sviluppo legato a questo passaggio dipende necessariamente dalla condizione di partenza, che influenza in maniera ineluttabile e talvolta prepotente punti di vista, pensieri ed azioni future.

I giovani vanno avanti, chi esitante, chi divertito ma tutti un po’ eccitati, ammaliati dal fascino di un’esperienza universale, attraverso un pittoresco destino che risente delle tracce lasciate dai predecessori come segni indelebili riconoscibili da tutti i partecipanti all’esperienza.

La linea d’ombra rappresenta il limite oltre il quale non è possibile tornare indietro, una sorta di altrove, dove l’individuo stesso percepisce un sé ancora non reale, abbandonando in un angolo della mente il suo io precedente.

Essa affronta nell’inconoscibile, nel disturbante.

 

“La gente ha una grande opinione sui vantaggi dell’esperienza. Ma sotto un certo profilo, esperienza significa sempre qualcosa di spiacevole, in contrasto con il fascino e l’innocenza delle illusioni”

Jospeh Conrad, La linea d’ombra

 

Due facce di una stessa medaglia, come la linea d’ombra comporta più maturità, indipendenza conoscenza e realizzazione di sé, è possibile affermare in modo analogo che sottragga quell’innocenza e quell’ignoranza che hanno permesso una visione, seppur distorta, di un mondo ideale, utopico e distopico.

Pur non esistendo scelta, alcuni ripiangono l’impossibilità di percepire la realtà nella loro infanzia, irreale ed illusoria ma apparentemente più semplice, bella.

La figura di Chyper, nel film Matrix, è la rappresentazione estrema di questo desiderio, al punto di desiderare di essere reinserito in Matrix pur di cancellare ciò che ha appreso e ritornare alla comoda menzogna.

Sperimentare e attraversare la linea d’ombra rappresenta l’esperienza inevitabile di ogni essere umano e a nessuno è concesso, a prescindere di immaginare ciò che incontrerà alla fine del viaggio. L’auspicio è quello di scoprire un essere più conscio di sé e della realtà che lo circonda