L’Unico Rimedio alla Guerra in Ucraina: La Pace

L’Ucraina è stata travagliata da conflitti e tensioni per anni. La sua situazione geopolitica complessa, caratterizzata da influenze esterne e divisioni interne, ha portato a un conflitto armato che ha causato sofferenza e distruzione per la popolazione ucraina.
Dal 24 febbraio è in corso una drammatica escalation militare nel conflitto russo-ucraino, che ha avuto inizio nel 2014 con l’annessione della Crimea da parte della Russia, che sta facendo strage di vite umane e minaccia di condurci alla catastrofe nucleare. Le città sono state devastate, le famiglie sono state divise e la fiducia tra le comunità è stata minata.
Di fronte a tale tragedia, è fondamentale riconoscere che l’unico vero rimedio alla guerra è la pace. La pace non è solo l’assenza di conflitto armato, ma anche un processo di riconciliazione, dialogo e cooperazione che porti alla stabilità e al benessere dei popoli.

Ci sono tanti modi per fare la pace, e sicuramente la guerra non è uno di questi. Nonostante ciò,
di fronte all’invasione russa, al legittimo diritto alla resistenza dell’Ucraina e alle sue richieste di aiuto, molti governanti si sono arresi allo schema della guerra, continuando a fornire armi senza assumere alcuna seria iniziativa di pace. Pertanto, oggi a prevalere sembra essere la cieca volontà di continuarla inseguendo la tragica illusione, già smentita dalla storia più recente, di poterla vincere. Questo porta alla perdita di migliaia di vite umane: soldati e civili, ucraini e russi.

Le conseguenze dell’escalation militare sono terrificanti. In Ucraina la macchina della guerra continua a uccidere e distruggere senza pietà violando tutti i diritti umani. In Europa si sta scivolando verso la recessione e un’economia di guerra che toglierà il respiro a molti giovani e famiglie. In un mondo sempre più insicuro si accelera un cambio radicale delle relazioni internazionali, a scapito della libertà e della democrazia, che alimenta un groviglio di crisi, conflitti, ingiustizie e violazioni dei diritti umani.
E’ in questo contesto, di violenze, sofferenze, divisioni e contrapposizioni, che siamo chiamati a riscoprire il dovere di fare la pace: “La pace è la priorità”.

Per spezzare la spirale mortifera dell’escalation, è necessario togliere la parola alle armi e restituirla alla politica. Non è vero che non si può fare niente. Invece della corsa alle armi e dell’aumento delle spese militari si può alimentare una lungimirante sequenza di iniziative politiche improntate alla ricerca delle condizioni di una pace giusta e duratura. Invece dei propositi di vittoria, vendetta e umiliazione che stanno portando ad una guerra totale si possono ricreare le condizioni per la ripresa del dialogo politico. Invece di coltivare il disegno impraticabile dell’isolamento della Russia si può proporre di riporre le armi per costruire assieme in Europa un sistema di sicurezza comune basato sul disarmo, i diritti umani, il diritto all’autodeterminazione dei popoli e i diritti delle minoranze. Invece di continuare a svilire le Nazioni Unite si può impegnare il Segretario Generale dell’Onu o l’Assemblea Generale ad avviare un negoziato globale per la pace in cui tutti i governi del mondo, a cominciare dalle grandi potenze, siano chiamati ad affrontare i veri nodi globali dello scontro, assumendosi la responsabilità di scegliere la via della pace anziché la via della guerra. Garantire la sicurezza e la pace è responsabilità dell’intera comunità internazionale.
Alla comunità internazionale tocca un compito solenne: ottenere il cessate il fuoco e ripartire con la costruzione di un quadro internazionale rispettoso e condiviso in cui si ascoltino le ragioni di tutti, Russi e Ucraini, Ebrei e Palestinesi.
Per spingere i governi sulla via della pace deve crescere dal basso un grande movimento di cittadini e istituzioni per la pace. Anche Papa Francesco ha esortato tutte le donne e gli uomini di buona volontà a continuare a “chiedere a gran voce la pace, dai balconi e per le strade”. La Marcia Perugia-Assisi della pace e della fraternità, che ogni anno riunisce decine di migliaia di persone, famiglie, associazioni e istituzioni di diverso orientamento culturale, politico e religioso, ha generato molte energie positive.

Infine, se non sapremo opporre alla guerra una “decisa volontà della pace” saremo travolti. Infatti, c’è anche il rischio di arrivare all’uso del nucleare. L’Unione Europea, insieme ai governi e parlamenti degli Stati membri ha quindi, più di ogni altro, il dovere politico, istituzionale e morale di prendere l’iniziativa per scongiurare il peggio che deve ancora venire, per salvare la vita degli ucraini e di tutti gli innocenti che stanno morendo sotto le bombe e per proteggere i propri cittadini dalle tragiche conseguenze della guerra. L’art. 21 del Trattato sull’Unione Europea stabilisce espressamente che “l’Unione promuove soluzioni multilaterali ai problemi comuni, in particolare nell’ambito delle Nazioni Unite, e che opera al fine di preservare la pace, prevenire i conflitti e rafforzare la sicurezza internazionale, conformemente agli obiettivi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite.

Sicuramente la pace in Ucraina non sarà un processo facile o immediato. Richiederà sacrifici, compromessi e un impegno a lungo termine da parte di tutte le parti coinvolte. Tuttavia, vale la pena perseguirla, non solo per il bene del popolo ucraino, ma anche per la stabilità e la sicurezza dell’intera regione europea.
In conclusione, la pace è l’unica soluzione alla guerra in Ucraina. È un obiettivo ambizioso, ma necessario per porre fine alla sofferenza e alla distruzione che la belligeranza ha inflitto al paese. Con un impegno sincero e determinato, la pace in Ucraina può diventare una realtà, portando speranza e prosperità a tutte le persone che chiamano questa terra la propria casa.