Il vero volto di Dante Alighieri

Con le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante, si è riacceso l’interesse degli storici e degli esperti d’arte su un ritratto custodito, da tempo immemore, nell’ufficio del sindaco di Orvieto. 

Siamo di fronte a un quadro misterioso che, secondo le prime ricerche, sarebbe databile tra il XVI e il XVII secolo. L’autore è ignoto, ma è ipotizzabile sia riconducibile alla bottega del pittore fiorentino Cristoforo di Papi dell’Altissimo, stando a una prima lettura degli storici dell’arte.

Certamente la raffigurazione sembra seguire la dettagliata descrizione che Giovanni Boccaccio fa del volto di Dante Alighieri, nel “Trattatello in laude di Dante” scritto tra il 1351 e il 1355: “Il suo volto fu lungo, e il naso aquilino e gli occhi anzi grossi che piccoli, le mascelle grandi, e del labbro di sotto era quel di sopra avanzato; e il colore era bruno e i capelli e la barba spessi, neri e crespi, e sempre nella faccia malinconico e pensieroso”.

Infatti la descrizione coincide perfettamente con il dipinto di Orvieto! Qui Boccaccio rivela un particolare: l’Alighieri portava la barba! Ma la barba era una caratteristica che portavano i rivoluzionari dell’epoca; per questo, ipotizzano gli storici, nell’iconografia tradizione si è sempre preferito ritrarre il Sommo Poeta, così come l’abbiamo sempre visto.

L’opera sarà oggetto di ricerca nei prossimi mesi e dovrebbe essere al centro di una mostra e di una pubblicazione, dopo l’estate 2021.