Tirreno Power – ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la centrale

 

Nel nostro territorio si annida una calamità, letale come bomba, eppure assolutamente innocua per le quasi 75,000 persone che ci vivono attorno, grazie ad uno spesso mantello di silenzio e indifferenza che avvolge questa vicenda. Non ha la forma dei bombardieri B-52 pronti a scatenare la guerra atomica nel capolavoro di Kubrick (il Dottor Stranamore, di cui anche il titolo è una sottile citazione che spero lasci un sorriso dal retrogusto amaro, ndr), tuttavia molti aspetti grotteschi di questa storia ricordano la follia che domina la trama di quel film: ovviamente si parla della centrale Tirreno Power a Vado Ligure. Il complesso è ormai da mezzo secolo incastrato a due passi dalla cittadina, in una zona che oggi è perfettamente integrata con la “conurbazione” formata dalla città di Savona, la già citata Vado e Quiliano. 40 anni di carbone hanno alimentato le industrie della zona (petrolchimiche per lo più) rendendo la valle di Vado un gioiellino dell’industria italiana del secondo dopoguerra da un lato, ma consegnandoci un territorio disastrato e avvelenato dall’altro.


 La cosa che più avvicina questa storia al non-sense tipico dei film di Kubrick sta nel rapporto tra i cittadini e la centrale, un rapporto costato centinaia di morti premature eppure idilliaco secondo le parti più vicine all’azienda, ed i suoi stessi manager. Se infatti è facile immaginare che la combustione di 5,000 tonnellate di carbone al giorno per 40 anni (a 50 metri dai primi condomini) possa creare effetti disastrosi per la popolazione, la realtà è che ci sono voluti più di 10 anni per arrivare ad un provvedimento del Tribunale di Savona, che nel 2014 impose il sequestro di tutti i gruppi generatori della centrale e quindi la sua chiusura. Risultato – tra l’altro – reso possibile solo grazie alla perserveranza di decine tra attivisti, sindacalisti, giornalisti, medici, operai e semplici cittadini.

Proseguendo sulla linea temporale di questa vicenda ecco che follia e realtà si intrecciano di nuovo: sostituendo le turbine a carbone con una a gas, la centrale ha potuto riaprire senza troppe difficoltà (ricordiamo che è ancora oggi in atto un processo per disastro ambientale e un secondo per omicidio colposo) e tornare ad operare. È proprio qui che si arriva l’apice della trama: pochi mesi fa Tirreno Power annuncia, in pompa magna come è solita fare, di voler raddoppiare la potenza della centrale di Vado Ligure con un nuovo gruppo a turbogas, che porterebbe la città ad ospitare una centrale tra le prime venti in Italia e tra le più grandi del suo tipo in Europa. Tale annuncio è stato accompagnato anche da una serie di dichiarazioni riguardanti il miracoloso taglio delle emissioni di CO2, la volontà di favorire la transizione energetica, e la creazione di posti di lavoro. Intenti da vero e proprio Mecenate del terzo millennio, impossibile controbattere. Il problema è che queste dichiarazioni sono molto più simili ai deliri delle ultime scene del già citato Dottor Stranamore, magari proprio la battuta finale in cui Peter Sellers si alza dalla sedia a rotelle urlando “Mein fuhrer, io cammino!”.

 Sotto la maschera della nuova turbina a gas infatti si nascondono i dati terrificanti del CNR di Pisa, il più autorevole centro di ricerca in Italia, finanziato direttamente dal Ministero dell’Università e della Ricerca: il report incrocia i dati sulla mortalità nell’area di Savona-Vado con quelli sulle emissioni della centrale e sulle patologie più diffuse nell’area. Il risultato è la perfetta sovrapposizione di malattie respiratorie, morti premature e zone investite dai gas di scarico della Tirreno Power. In altri termini: respirare l’aria di Vado conduce alla morte molto più velocemente che nel resto d’Italia. E non si parla di supposizioni: il CNR parla di un eccesso di mortalità pari al +49%, che sale addirittura al +90% se si parla di malattie respiratorie negli uomini.

Gli stessi ricercatori del CNR hanno affermato che si tratta dei dati più alti mai rilevati in uno studio di questo tipo. Stiamo parlando di valori più che doppi rispetto a quelli dello stabilimento ILVA di Taranto.

 Continuando ad avventurarci in questa storia irrazionale, scopriamo che sostanzialmente ogni singola tesi a favore del raddoppio di questa centrale è robusta quanto un castello di carte e che un semplice soffio basta a far crollare tutto. I progetti di Tirreno Power, oltre ad ignorare l’apocalisse presentata dal CNR e dalla stessa Procura di Savona (quella che ha fatto chiudere tutto nel 2014), sorvola anche sull’aspetto ambientale: è così che l’aggiunta di 400MW di turbina a gas si trasforma in uno slancio verso la transizione ecologica. La parte che manca è la documentazione che rivela come le centrali a gas rilascino nell’aria il metano (30 volte più potente della CO2 come gas serra), particolato (quello delle auto e delle caldaie di casa) e tonnellate di NO2, notoriamente nocivo per l’organismo. Nel complesso si parla di un inquinamento così grave che sarebbe come raddoppiare l’intero porto di Vado e quello di Savona, e ancora non si raggiungerebbero i valori di questa centrale!


Siamo ai titoli di coda. Proviamo a mantenere il parallelo cinematografico che ha dato un po’ di colore a questo articolo; sulle note di “We’ll meet again” Kubrick lascia che gli spettatori riflettano sulla commedia che hanno appena visto e sul meccanismo di ribaltamento della realtà, creato grazie al comportamento malato dei personaggi del film che si scontra con la logica e la paura di una catastrofe nucleare. Usiamo allora questo meccanismo applicato alla centrale: una fonte di gas nocivi che ha già ucciso centinaia di persone, ha influenzato la politica e il mondo dell’informazione come un moderno Don Rodrigo e propone di diminuire le emissioni aggiungendo un nuovo generatore inquinante…Ma che al momento opportuno sa apparire benevola e disponibile, tinteggiando di un bel verde ecologico le pagine più nere della sua storia. In fondo anche in questo il paragone cinematografico regge: i vertici dell’azienda sono ben felici di sfruttare le sovvenzioni dello Stato che elargisce migliaia di euro per ogni MegaWatt di nuove turbine installate (tra l’altro senza nemmeno l’obbligo di usarle a pieno regime), un po’ come i generali del film erano entusiasti di provare finalmente l’ebbrezza del piano di attacco nucleare al nemico sovietico.

Dopo questo folle viaggio, diventa quasi doveroso esprimersi su questa vicenda, dal momento che ci riguarda direttamente…Ma anche perchè il sistema a cui Tirreno Power sta chiedendo i permessi fa molta fatica a resistere alla tentazione e presto o tardi potrebbe arrivare il via libera. Se questo accadesse, toccherà proprio a quei 75,000 cittadini che devono convivere con la centrale farsi sentire, perchè a quel punto saranno gli unici “Mandrake” in mezzo agli “Stranamore”.