VITA IN COREA DEL NORD

È ormai da diversi mesi che su Tik Tok compaiono spesso video che ritraggono le condizioni di vita nella Corea del Nord. L’ultimo in particolare raccontava di situazioni che mi hanno davvero inquietato e incuriosita, per cui ho deciso di approfondire.

Dal filmato, sembra che i cittadini vivano in una specie di prigione a cielo aperto poiché non possono espatriare. Ma accanto agli aspetti drammatici ce ne sono anche di veramente comici, come l’obbligo di esporre in casa i ritratti del leader dello Stato, se non si vuole finire in un campo di prigionia. Si racconta addirittura di una madre mandata a processo per aver salvato i propri figli da un incendio scoppiato in casa, invece di mettere al sicuro le foto incorniciate del dittatore Kim.

Un’altra cosa tanto scioccante quanto ridicola è che il governo obbliga le ragazze ad un massimo di 18 acconciature ed i ragazzi ad un massimo di 10. Inoltre, i cittadini non possono scegliere liberamente come vestirsi e non possono possedere una bibbia. Chi ne viene trovato in possesso è condannato a morte o all’ergastolo.

Ancora una cosa: non solo gli autori dei reati vengono condannati a vita ma anche le loro famiglie. In molti casi si applica la regola della “punizione per tre generazioni”, in base alla quale gli imprigionati portano nei campi di concentramento familiari, figli e nipoti. In questi luoghi, i reclusi sono trattati come veri e propri schiavi e il cibo è così scarso che il 40% delle persone muore di fame.

Ma cosa di deve fare di così grave per finire fucilati o internati in questi campi?

La pena di morte, oltre che per i reati comuni, viene applicata anche per i reati d’opinione o politici. Chi prova a fuggire dal paese è ucciso sul posto. Addirittura un dirigente di una fabbrica è stato fucilato in uno stadio davanti a 150 mila persone per avere effettuato delle telefonate internazionali.

Ovviamente in Corea del Nord non esistono i social media e ci sono solo 28 siti web tutti di propaganda dello stato e 3 canali televisivi. Questo stato si definisce “Repubblica popolare democratica”, ma alle elezioni che si tengono ogni 5 anni c’è sempre un solo candidato, ossia Kim.

Infine, tra le cose più assurde, vi è il fatto che è il governo stesso a scegliere dove le persone devono vivere a seconda della posizione nella gerarchia sociale.

Mentre scrivo queste parole scorrono le immagini della gara di tuffi ai mondiali di nuoto e l’inquadratura si sofferma su un’atleta Nord Coreana. Il suo sguardo mi impressiona e mi sembra più spento rispetto alle altre, come se la mancanza di diritti e libertà si potesse vedere sul suo volto.